Julian Assange ottiene un nuovo appello contro l'estradizione negli Stati Uniti

Julian Assange, il caporedattore dell'organizzazione divulgativa WikiLeaks, ha ottenuto un importante successo legale. Dopo 13 anni di battaglie legali, i magistrati dell’Alta Corte di Londra hanno statuito che Assange ha diritto di ricorrere in appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti.

Le decisioni della corte

La decisione della corte significa che Assange, giornalista australiano di 52 anni, non sarà estradato negli Stati Uniti per ora. Le autorità statunitensi sono ansiose di processarlo per spionaggio e pirateria informatica, a seguito dei documenti secretati pubblicati da Assange tra il 2010 e il 2011 sul sito WikiLeaks.

Le rivelazioni di WikiLeaks

Questi documenti hanno rivelato al mondo i crimini di guerra compiuti dagli americani nei conflitti dell’Afghanistan e dell’Iraq. Tra questi, l’uccisione di 18 civili iracheni durante l’attacco di un elicottero militare americano a Baghdad nel 2007, nonché gli abusi e la sistematica violazione dei diritti umani da parte di soldati e personale statunitense sui prigionieri in loro mano.

La reazione della moglie di Assange

La moglie di Assange, Stella, ha commentato la sentenza da Londra: “I giudici hanno preso la decisione giusta". Assange rischia 175 anni di carcere con l'accusa di spionaggio per aver pubblicato migliaia di documenti riservati.

Ulteriori sviluppi legali

Il 26 marzo, i giudici britannici hanno chiesto alle autorità statunitensi di garantire che Assange, se estradato, possa invocare il Primo Emendamento della Costituzione, che protegge la libertà di espressione, e che non venga condannato a morte. La magistratura britannica ha concesso a Assange la possibilità di presentare un ricorso contro la sua estradizione negli Stati Uniti, Paese da cui ha chiesto garanzie sul trattamento che riceverà in caso venga estradato.

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