Guerra, armamenti diversi e truppe limitate: la Ue senza Difesa

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La difesa comune europea è un «progetto di lunghissimo termine», per il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa. Una prospettiva che si scontra con l’eterogeneità dei sistemi d’arma prodotti in Europa e gli egoismi nazionali, con la frammentazione dell’industria bellica non in grado di accedere a un’economia di scala, con la diversità delle percentuali di budget nazionale destinate alla difesa, con i differenti approcci politici e giuridici all’esportazione di armi, con la leva obbligatoria limitata a pochissimi Paesi (Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Svezia, Austria, Cipro e Grecia, oltre alla Svizzera), e soprattutto con l’assenza di un’autorità titolata a prendere decisioni nel mezzo di una guerra. (ilmessaggero.it)

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Il documento prende in considerazione i primi 40 paesi al mondo per spesa militare in valori assoluti, tra i quali ci sono 17 dei 26 paesi che fanno parte della Nato. A certificarlo è l’edizione 2023 del report “Trends in World military expenditure” dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri). (Il Sole 24 ORE)

«L’Umanità si trova a un bivio in cui le decisioni politiche sui bilanci della difesa determineranno la traiettoria delle molteplici crisi in cui siamo immersi. La Rete Welcoming Asti organizza per giovedì 9 maggio, alle ore 18, in piazza S. (La Nuova Provincia - Asti)