Iuventa, una vergogna che non si può esorcizzare

il manifesto INTERNO

Il fatto non sussiste: una formula assolutoria che più piena non potrebbe essere e che, specularmente, va letta come un giudizio di condanna contro quanti hanno imbastito sul nulla il processo contro l’equipaggio della «Iuventa» e, più ancora, contro l’idea del soccorso a mare dei migranti. L’accusa era di quelle che dovevano servire a chiudere il cerchio della repressione e a giustificarne la moralità perché riusciva a trovare, in un concorso criminoso, la falsa pietà dei soccorritori e i loschi affari dei trafficanti (il manifesto)

La notizia riportata su altri giornali

Lo ha stabilito ieri il giudice per l’udienza preliminare di Trapani Samuele Corso nel maxi-processo alle ong: tutti prosciolti perché «il fatto non sussiste» e dissequestro della nave Iuventa, bloccata nel porto siciliano da quel 2 agosto 2017 che ha cambiato per sempre il soccorso in mare. (il manifesto)

Tra quelle due date si è snodata un’udienza preliminare definita in aula «tra le più lunghe e complesse della storia giudiziale italiana». (il manifesto)

Parla Tommaso Fabbri, capo missione di Medici Senza Frontiere finito davanti al gup, insieme a 9 attivisti di Save The Children e Jugend Rettet, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. (Corriere della Sera)

Una vera e propria invenzione, ad opera di ex agenti infiltrati sulla nave in cerca di un posto al sole nella Lega e in Fratelli d’Italia, che hanno poi fatto un passo indietro, ammettendo che l’unico interesse delle ong era quello di salvare vite. (Il Dubbio)

Un salvataggio di Msf (Avvenire)