Operazione anti-caporalato, arresti anche a Brescia per tentato omicidio

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Brescia. A quasi tre anni dalla coraggiosa denuncia di un lavoratore di origini pachistane, martedì mattina sono stati eseguiti 20 arresti in diverse provincie contro due bande dedite al caporalato. Oltre allo sfruttamento, le accuse sono di tentato omicidio, associazione a delinquere, minacce, lesioni personali ed autoriciclaggio. Il giudice per le indagini preliminari ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, gli indagati sono stati portati in carcere in attesa del processo. (QuiBrescia.it)

Ne parlano anche altre fonti

Diciotto persone arrestate che dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata a estorsioni, lesioni personali, minacce, auto riciclaggio e caporalato, mentre altri due sono indagate per tentato omicidio. (Corriere)

La vasta operazione condotta questa mattina dalla Digos di Modena in collaborazione con il Commissariato di PS di Carpi sotto la direzione della Procura della Repubblica che ha condotto all'incarcerazione di venti indagati, tutti di origine pachistana, sta già sollevando, in città, le reazioni che ci si potevano aspettare. (VOCE.IT)

Con tanto di pubblicità sui social network, tra esibizioni di fucili automatici Kalashnikov in video e slanci minacciosi. Estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato. (brescia.corriere.it)

È stata la denuncia, nel 2021, di un lavoratore pakistano a far partire l'indagine della Procura di Modena, Digos e commissariato di Carpi. È così che è stata scoperta una associazione per delinquere, composta da cittadini pakistani e dedita ad estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato (La Repubblica)

È così che è stata scoperta una associazione per delinquere, composta da cittadini pakistani e dedita ad estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato. Sono questi i reati contestati ad un gruppo di persone residenti tra Carpi, Piacenza, Mantova e Brescia e destinatarie di due distinte ordinanze di custodia in carcere emesse dal Gip. (Corriere)

Facendo leva sulla loro posizione di potere in ambito lavorativo, comandavano gli altri lavoratori, tutti corrieri, pretendendo che versassero all’associazione una parte dello stipendio e che si piegassero a quelle che ritenevano essere le loro regole. (il Resto del Carlino)