La par condicio e la manomissione delle parole

il manifesto INTERNO

Tra martedì 9 aprile e il successivo venerdì 12 sui Regolamenti della par condicio nei media in campagna elettorale vi è stata una vera e propria manomissione delle parole. Per citare un fortunato libro di Gianrico Carofiglio. Infatti, un emendamento imposto dalla maggioranza di destra ha sporcato il testo della Commissione parlamentare sulla Rai, a differenza di ciò che ha deciso qualche giorno dopo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, maggiormente fedele allo spirito della legge n. (il manifesto)

Ne parlano anche altre testate

«Rai megafono dei partiti», tuona un comunicato dei cdr. (La Stampa)

L’Assemblea – spiega una nota – “contesta la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato”. (Il Fatto Quotidiano)

Fuori di formalità e giri di parole, il sindacato della Rai, a maggioranza di sinistra, si fa partito lui stesso e scende in campo contro il governo in piena campagna elettorale. I giornalisti della Rai hanno proclamato cinque giorni di sciopero per «non essere ostaggi dei partiti». (ilGiornale.it)

I tempi sono da record, bisogna ammetterlo: «L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama a larghissima maggioranza (8 voti contrari e un astenuto) lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero». (ilGiornale.it)

Il caso finisce sotto i riflettori proprio nel giorno in cui la premier Meloni è arrivata nella capitale europea per il vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 che prosegue e si chiude oggi. Telemeloni non è un caso solo italiano, se ne deve occupare l’Europa. (il manifesto)

(Adnkronos) – Non apre e non chiude, semplicemente si sfila. Tutto questo dibattere attorno all’ex premier e numero uno della Bce sembra quasi infastidirla. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)