La NASA sceglie SpaceX per la sua prossima missione con equipaggio sulla luna Affari | il Sole

“Oggi sono molto entusiasta e siamo tutti molto entusiasti di annunciare che ci è stato assegnato un premio SpaceX per lo sviluppo di un sistema di atterraggio lunare”, ha affermato Lisa Watson Morgan, Direttore del programma della NASA

(BarSport.Net)

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Parliamo del programma Artemis della NASA, che prevede finalmente il ritorno di un equipaggio umano sulla superficie lunare nel 2024. La NASA sta sviluppando lo Space Launch System che consentirà a quattro astronauti di viaggiare a bordo della navicella Orion. (Tech4Dummies)

Il programma Artemis, avviato sotto l’amministrazione Trump, aveva mirato a un ritorno sulla superficie lunare nel 2024. Ma la Nasa ha ricevuto solo 850 milioni di dollari dei 3,3 miliardi di dollari richiesti al Congresso per costruire il lander lunare. (Voce Nuova Tv)

L’orbita attorno al satellite sarà poi caratterizzata dal trasferimento degli astronauti presenti a bordo nel lander di SpaceX, ribattezzato per l’occasione Human Landing System. La permanenza degli astronauti su questo suolo dovrebbe durare circa una settimana prima del ritorno sulla Terra (AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency)

Di nuovo alla conquista della luna, ma questa volta, in omaggio ai tempi, grazie agli investitori privati. Secondo i piani della Nasa questa prima missione prevede che gli astronauti restino sulla luna per una settimana (QN Motori)

Il programma Artemis intende che a portare quattro astronauti nell’orbita lunare sarà il nuovo grande lanciatore della Nasa, lo Space Launch System entro cui sarà posizionata la capsula Orion. La Nasa ha annunciato la firma di un contratto di circa tre miliardi di dollari con SpaceX per l’utilizzo della Starship nel trasferimento degli astronauti dall’orbita lunare alla superficie del satellite. (L'Indro)

Paolo Ricci Bitti. Samantha Cristoforetti torna nello spazio: «Di nuovo in orbita sull'Iss pensando alla Luna» Gli americani vanno pazzi per le statistiche e allora Loral O'Hara è il nostro nome nel cappello, pardon, nel casco. (Il Messaggero)