Modena, estorsioni e kalashnikov sui social, la banda dei caporali che minacciava i lavoratori: botte e restituzione degli stipendi. Venti arresti

La Repubblica INTERNO

È stata la denuncia, nel 2021, di un lavoratore pakistano a far partire l'indagine della Procura di Modena, Digos e commissariato di Carpi. È così che è stata scoperta una associazione per delinquere, composta da cittadini pakistani e dedita ad estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato. Sono questi i reati contestati ad un gruppo di persone residenti tra Carpi… (La Repubblica)

La notizia riportata su altri giornali

La vasta operazione condotta questa mattina dalla Digos di Modena in collaborazione con il Commissariato di PS di Carpi sotto la direzione della Procura della Repubblica che ha condotto all'incarcerazione di venti indagati, tutti di origine pachistana, sta già sollevando, in città, le reazioni che ci si potevano aspettare. (VOCE.IT)

Diciotto persone arrestate che dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata a estorsioni, lesioni personali, minacce, auto riciclaggio e caporalato, mentre altri due sono indagate per tentato omicidio. (Corriere)

Estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato. Con tanto di pubblicità sui social network, tra esibizioni di fucili automatici Kalashnikov in video e slanci minacciosi. (brescia.corriere.it)

Facendo leva sulla loro posizione di potere in ambito lavorativo, comandavano gli altri lavoratori, tutti corrieri, pretendendo che versassero all’associazione una parte dello stipendio e che si piegassero a quelle che ritenevano essere le loro regole. (il Resto del Carlino)

È così che è stata scoperta una associazione per delinquere, composta da cittadini pakistani e dedita ad estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato. È stata la denuncia, nel 2021, di un lavoratore pakistano a far partire l'indagine della Procura di Modena, Digos e commissariato di Carpi (Corriere)

Ognuno di loro era obbligato a versare una quota della propria retribuzione per alimentare l'organizzazione e chi si ribellava all'estorsione, alla minaccia e al ricatto veniva duramente punito potenzialmente fino alla morte, attraverso spedizioni punitive gestite dalla stessa organizzazion che si era data il nome della potente arma Ak-47. (La Pressa)