Studenti mobilitati per la libera informazione: “E' in pericolo la democrazia”

Repubblica Roma INTERNO

Cartelli e striscioni nei luoghi di studio in difesa della libertà d’informazione. Così studenti e studentesse hanno esposto, negli istituti superiori Cavour, Rousseau, Machiavelli, Plinio, Galilei, Rossellini e in diverse facoltà di Roma, e di altre città, cartelloni e striscioni in difesa della libertà di informazione. La protesta è stata organizzata dalla Rete degli Studenti Medi e l'Unione degli Universitari che denunciano la “grave repressione che il Governo sta tentando di mettere in campo nei confronti dell'informazione. (Repubblica Roma)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Una decisione spettacolare che fa seguito alle polemiche di questi giorni e all’uscita di Amadeus da Viale Mazzini che suscitano naturalmente una «fortissima preoccupazione» e che si riassumono così: «Mentre da un lato si registra la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor - con inevitabili ripercussioni anche sugli ascolti e sui bilanci aziendali - dall’altro non si difende l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica». (ilGiornale.it)

I giochi si decideranno soltanto poi, quando i voti saranno nero su bianco e i rapporti di forza ben definiti. Perché sul futuro di Mario Draghi ai vertici dell’Europa – quella che verrà dopo il voto del 9 giugno – per Giorgia Meloni si fa mera “filosofia”. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

Il caso finisce sotto i riflettori proprio nel giorno in cui la premier Meloni è arrivata nella capitale europea per il vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 che prosegue e si chiude oggi. Telemeloni non è un caso solo italiano, se ne deve occupare l’Europa. (il manifesto)

"La Rai ostaggio dei partiti”. Che contesta, spiega una nota, "la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti, e all'azienda gli accorpamenti di testate calati dall'alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l'assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato". (la Repubblica)

Nessuna novità, in effetti, se non fosse che l’agitazione arriva in un momento in cui l’azienda è scossa da quella che sembra una tempesta perfetta, con star di casa che sbattono la porta, programmi “nuovi” affidati a volti graditi alla maggioranza che sono andati male (vedi Nunzia De Girolamo), un Terzo Polo che rimescola le carte e appare… (La Stampa)

L’Assemblea – spiega una nota – “contesta la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato”. (Il Fatto Quotidiano)