No Tech For Apartheid, la storia dell'associazione che sta protestando contro Google e Amazon

StartupItalia ECONOMIA

Da anni l'organizzazione chiede alle due Big Tech il ritiro di un contratto da oltre 1 miliardo di dollari siglato col governo di Israele La notizia del licenziamento di 28 dipendenti di Google – che avevano manifestato occupando per ore alcuni uffici, perché contrari all’accordo da oltre 1 miliardo di dollari siglato col governo di Israele – si lega alla storia dell’associazione No Tech For Apartheid che da diversi anni sta protestando contro il cosiddetto Progetto Nimbus. (StartupItalia)

Su altre fonti

Fatti chiave L’azienda ha annunciato i licenziamenti in una nota interna in cui si afferma che i lavoratori che hanno protestato “hanno occupato gli spazi degli uffici, hanno deturpato le nostre proprietà e hanno fisicamente impedito il lavoro di altri Googler”. (Forbes Italia)

Il giorno precedente nove dipendenti erano stati arrestati con l’accusa di violazione di domicilio per aver organizzato due sit-in negli uffici di New York e di Sunnyvale, in California, e per aver portato la protesta nell’ufficio del Ceo di Google Cloud, Thomas Kurian. (il manifesto)

Già a dicembre alcuni dipendenti Google avevano diffuso e-mail interne, manifestato fuori dagli uffici aziendali e organizzato un «die-in» ( in cui i manifestanti si stendono a terra fingendosi morti, ndr. (Corriere del Ticino)

Google ha licenziato 28 lavoratori in seguito ai sit-in di protesta avvenuti in due dei suoi uffici nei giorni scorsi. Lo rivela The Verge, pubblicando una nota interna dell’azienda che - tra le altre cose - ha comunicato ai dipendenti: “Se siete tra i pochi tentati dal pensare che chiuderemo un occhio sui comportamenti che violano le nostre politiche, ripensateci”. (la Repubblica)

Non solo: secondo quanto riporta il Washington Post – che riprende le dichiarazioni della portavoce dei manifestanti, Jane Chung – martedì in seguito alle proteste sono stati arrestati nove impiegati degli uffici di New York e di Sunnyvale, in California. (Il Fatto Quotidiano)

I dettagli della faccenda rimangono ancora adesso parzialmente ambigui, poiché la ricostruzione degli eventi si appoggia a due fonti le cui posizioni sono agli antipodi: da una parte c’è il movimento No Tech for Apartheid, il quale ha supervisionato e documentato l’atto di protesta, dall’altra c’è l’azienda stessa, che ha invece l’interesse a ridimensionare l’intero evento. (L'INDIPENDENTE)