C’è un po’ di Cadore nel successo di Rapito ai David di Donatello: gli arredi della Vecellio

Festa nella frazione di Pelos per la conquista del David di Donatello da parte di Valeria Vecellio. La quarantaduenne, romana di nascita ma cadorina di origini (il papà Apollonio, insieme al fratello Valentino, è titolare dell’hotel Sporting Club di Pelos), ha sbaragliato l’agguerrita concorrenza aggiudicandosi la prestigiosa statuetta del David come migliore arredatrice. Valeria Vecellio si è infatti presa cura degli arredi che hanno fatto da sfondo al film Rapito del regista Marco Bellocchio, condividendo la statuetta con lo sceneggiatore Andrea Castorina. (La Tribuna di Treviso)

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Rassegniamoci, i David di Donatello saranno i nostri premi cinematografici più prestigiosi, ma per la loro cerimonia di consegna dobbiamo fare i conti con una copia maldestra della notte degli Oscar. Una premiazione che Carlo Conti ha cercato di rendere inutilmente smart, anche bloccando Alessia Marcuzzi in versione madrina di battesimo, ma che resterà indelebile per le scelte inadeguate, a cominciare da Fabrizio Biggio . (Gazzetta del Sud)

Un po’ perché li avevano messi sulla scala come Wanda Osiris – diceva lui – un po’ perché c’era una statuetta sola per due premiati, da pezzenti, un po’ perché il sionismo e l’antisemitismo eccetera. Alberto Piccinini: Devo essere sincero, ho un ricordo confuso del momento in cui Sergio Ballo, il costumista di Bellocchio premiato per Rapito, ha fatto la pazza ai David l’altra sera. (Rolling Stone Italia)

Dopo aver esultato, Ballo ha gettato in terra il cappotto e poi ha preso la parola, andando ben oltre i 45 secondi concessi. A differenza degli altri premi, quello ai migliori costumi è stato assegnato su una scala. (Repubblica TV)

Il primo a protestare, in diretta tv, era stato Sergio Ballo, costumista insieme a Daria Calvelli, per Rapito, il film di Marco Bellocchio. La protesta del costumista Sergio Ballo (la Repubblica)

E lo fa grazie alle cinque statuette per il film ’Rapito’ di Marco Bellocchio, il presidente della nostra Cineteca, che nella vicenda di un giovane ebreo di Bologna rapito dalla casa di famiglia dai soldati papali nel 1858, cui fece seguito il suo trasferimento a Roma sotto la custodia di papa Pio IX per esser allevato come cattolico, vide già dal 2020 la storia ideale per un film. (il Resto del Carlino)

Roma, 6 mag. (Agenzia askanews)