Rohingya, causa a Facebook per 150 miliardi di dollari: favoriva l’incitamento all'odio in Myanmar

Corriere della Sera ECONOMIA

Facebook ha ammesso nel 2018 di non aver fatto abbastanza per prevenire l'incitamento alla violenza e l'incitamento all'odio contro i Rohingya.

Secondo la legge degli Stati Uniti Facebook non è responsabile dei contenuti pubblicati dai suoi utenti.

Si stima che nel 2017 circa 10mila musulmani Rohingya siano stati uccisi durante la repressione militare nel Paese a maggioranza buddista.

Quello che rende questa causa particolarmente interessante è che Facebook non sta negando che avrebbe potuto fare di più

La storia dei Rohingya e le colpe di Facebook I Rohingya sono visti come migranti illegali in Myanmar e sono stati discriminati dal governo e dall'opinione pubblica per decenni. (Corriere della Sera)

Su altre fonti

Una problematica, quella delle campagne d'odio in aree del mondo più discoste volutamente ignorate da Facebook, di cui aveva parlato anche la whistleblower Frances Haugen Già nel 2018 l'azienda aveva pubblicamente confermato di non aver fatto abbastanza per prevenire le incitazioni alla violenza e all'odio contro i Rohingya. (Ticinonline)

. . (Avvenire)

È questa l’accusa che si legge nel testo dell’azione legale: «Facebook è stato disposto a scambiare le vite dei Rohingya per una migliore penetrazione del mercato in un piccolo Paese nel sud-est asiatico». (Open)

Rohingya contro Facebook: "Diffonde odio", chiesto risarcimento di 150 miliardi di dollari. La piattaforma finisce sotto accusa per avere contribuito alla diffusione di messaggi di odio rivolti alla minoranza etnica. (Rai News)

Infine, sotto accusa l’immobilità di Facebook anche davanti a diversi appelli di istituzioni ed enti non governativi. Basti pensare, ad esempio, che l’intero staff di moderazione in lingua birmana contava di appena cinque elementi a fronte di 18 milioni di utilizzatori. (DDay.it - Digital Day)