Controlli fiscali sui giganti del web: anche Amazon diventa amico del Fisco

Money.it ECONOMIA

Continua la lotta all’evasione fiscale, e vengono coinvolti anche i giganti del web: lo prevede la revisione della Dac7, la Direttiva sulla cooperazione amministrativa.

Controlli fiscali sui giganti del web: anche Amazon diventa amico del Fisco. Non solo gli acquisti online, ma anche i social network sono alleati del Fisco: Google, Amazon, Airbnb, Facebook, Instagram ecc sono dovranno informare l’Agenzia delle Entrate (nel caso italiano) sull’identità di chi si arricchisce attraverso le proprie piattaforme. (Money.it)

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Questa prima fase, in cui al cittadino viene sottoposto il questionario, può svolgersi anche presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate ed essere seguito da un colloquio. Nell’ultima fase, l’Agenzia delle Entrate valuta la situazione economica del richiedente tramite algoritmi che vanno a controllare l’effettiva corrispondenza tra quanto dichiarato al Fisco nella dichiarazione dei redditi e l’acquisto che si intende effettuare. (TecnoAndroid)

I dipendenti non possono esercitare consulenza fiscale e tributaria al di fuori della propria attività. Vietato qualunque riferimento lavorativo sui social, tantomeno aprire blog che parlino di fisco o che in account privati si utilizzi come foto profilo il logo dell'Agenzia. (Italia Oggi)

“La gradita rapidità dei progressi dimostra chiaramente l’impegno dell’UE per una maggiore trasparenza e cooperazione fiscale. Quando la revisione entrerà in vigore, anche coloro che guadagnano vendendo beni o servizi su piattaforme digitali pagheranno la loro giusta quota di tasse. (Business Insider Italia)

Cosa hanno deciso in Europa. “L’Europa trasforma i giganti del web in spie fiscali per sorvegliare l’evasione di chi guadagna attraverso il web”, questo ciò che titola il quotidiano Italia Oggi. Lo prevede una Direttiva sulla cooperazione amministrativa che recentemente la Ue ha deciso di modificare. (Ultim'ora News)

Google e Amazon passano i dati degli utenti al fisco. Le piattaforme situate all'esterno dell'Ue dovranno registrarsi in uno stato membro e dovranno inviare le informazioni a quest'ultimo (che le condividerà con gli altri stati membri). (Italia Oggi)

La proposta non ha trovato d'accordo neanche il Partito democratico, che in alternativa mette sul piatto una sorta di "patente fiscale". Dunque una sorta di algoritmo fiscale potrebbe controllare tutto ciò che verrà pubblicato nel mondo virtuale. (ilGiornale.it)