Aumento prezzi, negli scontrini spunta la tassa Covid da 2 a 4 euro

Il Sole 24 ORE ECONOMIA

Aumento prezzi, negli scontrini spunta la tassa Covid da 2 a 4 euro Il Codacons denuncia aumenti medi del 25% per taglio capelli o messa in piega.

Con in più quella che è stata ribattezzata la “tassa Covid”.

Con in più quella che è stata ribattezzata la “tassa Covid”.

Con in più quella che è stata ribattezzata la “tassa Covid”.

Leggi anche Il Covid-19 innesca una serie di rincari al bar e al parrucchiere. (Il Sole 24 ORE)

Su altre testate

Sullo scontrino spunta la tassa Covid. Gli aumenti si aggirano tra i due e i quattro euro. (YouTG.net)

Si potrebbe parlare di una vera e propria “tassa Covid”, che viene applicata in alcuni esercizi commerciali. Ma come viene applicata questa specie di tassa, che una volta tanto non arriva dalle istituzioni ma dalle stesse attività? (MeteoWeek)

E’ stato ribattezzato così l’aumento dei prezzi di alcuni servizi in seguito alle riapertura che ci sono state dal 18 maggio. LEGGI ANCHE > > > Riapertura parrucchieri e centri estetici: linee guida e misure di sicurezza (BlogLive.it)

(foto archivio: recente manifestazione davanti al Municipio di Uboldo, con il sindaco Luigi Clerici ed il comandante della polizia locale, Alfredo Pontiggia). 25052020 Complessivamente sul territorio uboldese si sono registrati, dall’inizio della pandemia, 24 casi di positività al coronavirus. (ilSaronno)

Abbiamo anche registrato casi di centri estetici che obbligano i clienti ad acquistare in loco un kit monouso costituito da kimono e ciabattine, alla modica cifra di 10 euro - aggiunge Rienzi -. «Ma non solo. (La Stampa)

«Numerosi consumatori hanno denunciato al Codacons un sovrapprezzo, mediamente dai 2 ai 4 euro, applicato in particolare da parrucchieri e centri estetici ai propri clienti – afferma il presidente Carlo Rienzi – Un balzello inserito in scontrino con la voce Covid e che sarebbe imposto come contributo obbligatorio per sostenere le spese degli esercenti per sanificazione e messa in sicurezza dei locali». (Il Fatto Vesuviano)