Schlein con il no al Jobs act ha epurato l'ala riformista

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Elly Schlein parla di ricucitura. Ma il referendum, promosso da Landini contro il jobs act, legge voluta dal governo Pd, terremota il partito. La segretaria silenzia l'ala riformista e porta i democratici sulle posizioni landiniane. Tutta la sinistra blairiana, da Veltroni in poi, è sepolta. La mossa di Schlein di firmare i quesiti Cgil contro il jobs act innesca il corto circuito. La segretaria si inventa la figura del segretario a titolo personale e lascia libertà di coscienza ai dirigenti. (ilGiornale.it)

Su altre fonti

Le due mosse rivelano come la sinistra italiana, quella partitica e quella sindacale, preferisca abbandonarsi a una sorta di passatismo crepuscolare, trovare rifugio nel piccolo mondo antico che illusoriamente possa metterla al riparo dagli epocali stravolgimenti tecnologici e sociali del nuovo millennio che trovano principale sfogo nel mondo del lavoro. (L'HuffPost)

La firma al referendum Cgil contro il Jobs Act? "Non è una sorpresa", dice Elly Schlein ricordando che "già nel 2015 ero in piazza con la Cgil contro l'abolizione dell'articolo 18". (Secolo d'Italia)

Nella rubrica «Palomar» il commento sulle divergenze interne al Pd sulla firma al referendum sul Jobs Act. (Corriere TV)

Fine della reintegra sul posto di lavoro previsto dall’articolo 18 del vecchio Statuto dei lavoratori, sostituita dall’indennizzo economico «a tutele crescenti» a seconda dell’anzianità professionale. (Il Sole 24 ORE)

"Credo che la posizione di Elly Schlein sul Job Act sia molto coerente con ciò che ha sempre sostenuto. Nessuno può criticarla perché è contro il Job Act. La cosa che trovo interessante è che il Job Act è stata una legge che è stata scritta, votata e approvata dal Partito Democratico. (Il Sole 24 ORE)

I quesiti sono quattro. I primi due sui licenziamenti, uno sul superamento del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese, previsti dal Jobs act. Il terzo riguarda invece la reintroduzione delle causali per i contratti a termine, in questo caso il riferimento legislativo è ad una delega del Jobs act, ma anche alla norma introdotta dal governo Meloni che lascia alle parti individuali la possibilità di indicare esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva. (CittaDellaSpezia)