Venezia, "genocidio": irruzione pro-Gaza davanti al padiglione di Israele

A mezzogiorno di ieri, finestra metereologica mite dopo la tempesta del martedì pomeriggio, è andata in scena la manifestazione Pro Palestina e contro Israele ai Giardini della Biennale. “Era già tutto previsto”, cantava Riccardo Cocciante e in effetti ci si aspettava fin dalle prime ore un qualche intervento simile a quelli che occupano le università e le piazze cittadine. Ugualmente chiassoso, però è andata bene, il pubblico dell’arte è più civile degli studenti universitari e dei frequentatori dei centri sociali, fingono che la matrice sia la stessa ma qui girano tanti soldi per cui alla fine il caos deve rientrare per permettere agli addetti ai lavori e ai collezionisti (molti dei quali ebrei) di tornare a divertirsi con lo shopping internazionale. (Liberoquotidiano.it)

Ne parlano anche altre testate

(Adnkronos) – Le iconiche tazzine illy si sono trasformate ancora una volta in una tela bianca sulla quale la guatemalteca Paula Nicho, il peruviano Rember Yahuarcani López, il colombiano Aycoobo e il collettivo brasiliano Mahaku hanno potuto esprimere la loro creatività, saldamente radicata nelle tradizioni e nella cultura della loro terra. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

Poco dopo le 11.30 una cinquantina di manifestanti agli slogan «Shut it down» (chiudetelo) e «Viva viva Palestina, we will never let you down» ha inscenato una rumorosa manifestazione per sensibilizzare il pubblico delle vernici al «genocidio in corso per mano di Israele» e chiedere che il padiglione israeliano venga definitivamente chiuso. (Corriere)

(Adnkronos) – Gli ucraini che non sono al fronte si ritrovano insieme per cucire le reti mimetiche o divise per i soldati. La pratica, tradizionale del ricamo e della tessitura collettiva, che era stata abbandonata con l’urbanizzazione, è tornata al centro della vita di molte persone. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

La prova è alla Biennale di Venezia dove - fra proteste, opere esposte e scelte curatoriali - i Padiglioni nazionali diventano la cartina di tornasole della geopolitica. L'arte è sempre politica e la politica passa anche dall'arte. (ilGiornale.it)

Luca Beatrice 18 aprile 2024 (Liberoquotidiano.it)

Venezia, 17 apr. - Chiuso fino a nuovo ordine, in attesa di cessate il fuoco. Il padiglione di Israele alla sessantesima Biennale d'Arte di Venezia non ha aperto i battenti; i visitatori invece possono leggere un cartello esposto sulla porta d'ingresso che avverte della chiusura "sino a che non sarà pattuito un cessate il fuoco e non saranno liberati gli ostaggi" nelle mani di Hamas. (Il Sole 24 ORE)