Borsa chiusura 12 aprile: oro record ma Wall Street frena i listini europei. A Milano bene Saipem, Eni ed Enel, male Stellantis e Tim

FIRSTonline ECONOMIA

Le persistenti incertezze sui tassi penalizzano più l’America che l’Europa, dove brilla solo Londra La volatilità che ha caratterizzato l’attuale settimana dei mercati finanziari ha fatto nuovamente capolino oggi in Europa, che chiude contrastata una seduta partita con grande sprint, grazie a un’inflazione in calo in Germania e Francia. A frenare gli entusiasmi è stato l’avvio negativo di Wall Street, che si muove al momento in ribasso (Dj -0,8%) dopo la pubblicazione dei risultati del primo trimestre di colossi come Jp Morgan (che cede oltre il 5%), Wells Fargo, Citi, BlackRock, nonostante i risultati siano andati oltre le attese degli analisti. (FIRSTonline)

Se ne è parlato anche su altri giornali

CALO – Francesco Acerbi non è il solo a vivere un periodo particolare, diciamo piuttosto negativo. Il calciatore dell’Inter non ha fatto benissimo nelle precedenti gare, soffrendo anche clienti non proprio del suo stesso livello come Gianluca Lapadula nel pareggio con il Cagliari. (Inter-News)

MILANO (l'Adige)

Avvio in deciso calo per le Borse europee. Londra cede l'1,32%, Parigi l'1,61% e Francoforte l'1,31% in scia ai dubbi sulla forza dell'economia cinese e ai timori per le tensioni geopolitiche e per un ulteriore rinvio del taglio dei tassi negli Usa. (Trentino)

La notte non è trascorsa bene con borse asiatiche in calo che hanno seguito a loro volta i cali negli Usa alimentati dalla disillusione circa un taglio dei tassi da parte della Fed, ma più in generale sui timori di un’escalation bellica. (FIRSTonline)

Londra cede l'1,32%, Parigi l'1,61% e Francoforte l'1,31% in scia ai dubbi sulla forza dell'economia cinese e ai timori per le tensioni geopolitiche e per un ulteriore rinvio del taglio dei tassi negli Usa. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Le tensioni geopolitiche e le aspettative di tassi di interesse statunitensi più alti frenano la propensione al rischio, all’indomani dei dati forti sulle vendite al dettaglio Usa, che hanno rafforzato la convinzione di una Fed poco propensa a ridurre velocemente il costo del denaro. (Finanzaonline)