IMU ridotta per l'immobile in comodato al figlio comproprietario controversa

Eutekne.info ECONOMIA

La disciplina IMU attualmente in vigore prevede la riduzione della base imponibile al 50%, tra l’altro, in caso di unità immobiliare concessa dal soggetto passivo ai propri parenti in linea retta entro il primo grado (ossia a figli o genitori), i quali destinano le unità ricevute in comodato ad abitazione principale (art. 1 comma 747 lett. c) della L. 160/2019). Tale riduzione è esclusa per le unità immobiliari classificate nelle categorie catastali di lusso, ossia A/1, A/8 e A/9. (Eutekne.info)

La notizia riportata su altri giornali

Di certo c’è che chi ha proprietà immobiliari e/o terreni deve pagare la tanto odiata tassa, che alla fine dell’anno per alcuni è anche una “bella batosta” economica. Le esenzioni del Governo per non pagare la tassa sulla casa di proprietà esistono ma forse non tutti le conoscono; sapere le Leggi consente di risparmiare molti soldi. (DesignMag)

L’esenzione concessa dal comma 740 dell’articolo 1 L. I requisiti (Euroconference NEWS)

Sono proprietario di un appartamento in Milano che ho dato in comodato a mio figlio. Dopo alcuni anni mio figlio si è separato e la casa è stata assegnata a sua moglie dato che vi sono minori. Ho contattato il Comune di Milano e mi è stato risposto che non essendo io il coniuge devo pagare per intero l’Imu. (la Repubblica)

Non è così usuale che due coniugi, magari per motivi di lavoro, siano proprietari e abitino in immobili differenti ma i casi ci sono e portano ad una domanda precisa sull’Imu: uno dei due immobili si configura come seconda casa? si è tenuti al pagamento dell'imposta municipale propria? (ilGiornale.it)

Ora i coniugi che risiedono in abitazioni diverse possono ottenere l'esenzione dal pagamento dell'Imu per entrambi gli immobili, a prescindere che si trovino nello stesso Comune o in Comuni diversi, a patto che dichiarino e dimostrino (in caso di accertamenti) la condizione di residenza e dimora abituale in ciascuna abitazione. (Money.it)

Laddove le variazioni e i fatti nel frattempo intervenuti siano noti all’Ente locale, questo deve tenere conto del principio di collaborazione e buona fede che deve improntare i rapporti tra ente impositore e contribuente, di cui è espressione anche la regola secondo cui, al contribuente non può essere chiesta la prova di fatti già documentalmente noti al Comune. (Lavoro e Diritti)