25 aprile. L'attualità di essere antifascisti Gazzetta di Modena

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In un mondo ideale Giorgia Meloni, oggi, espletate le formalità istituzionali all’Altare della Patria, infilerebbe l’A1 a sirene spiegate in direzione Marzabotto, teatro della più grande strage nazifascista. Qui, tra gli “ooh” e molti preventivati “fischi”, strapperebbe anche qualche applauso di sorpresa. Basterebbero due sole parole, «sono antifascista», per chiudere definitivamente la diatriba che si ripropone ogni 25 Aprile e suggellare la pacificazione nazionale auspicata da Alcide De Gasperi quando fu istituita la Festa della Liberazione. (Gazzetta di Modena)

La notizia riportata su altre testate

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Voglio dire come la penso, ma spero di offrire degli spunti di riflessione, sul fascismo. Ecco questo mi ha spinto ad accendere il computer e iniziare a scrivere. (Primonumero)

Così rischiamo che l’antifascismo diventi una foglia di fico per coprire la mancanza di proposte politiche sull’oggi» Professore, 80 anni dopo c’è ancora chi non riesce a dirsi antifascista. Perché?«Ottant’anni dopo siamo ancora qui a non capire. (La Stampa)

Prima contro Berlusconi, oggi contro Meloni. (ilGiornale.it)

Il 25 Aprile del 1945 Milano e molte altre città del Nord Italia venivano liberate dalle forze nazi-fasciste, grazie alla lotta partigiana e all’aiuto delle forze militari alleate. Celebriamo oggi quella giornata, con la coscienza di come il Fascismo sia ancora tra noi, ogni giorno, con la sua volontà di potenza e la sua paranoica ossessione di decidere sui nostri corpi e sulle nostre vite. (Gay.it)

Povero 25 aprile, finito nelle mani di una giovane arrestata per presunte violenze dopo essere stata condannata più volte per violenza e di un intellettuale di seconda fascia in cerca di gloria. Purtroppo non da oggi il ricordo della giornata della Liberazione è diventato una baraccata, sta a quel giorno del 1945 come il gay pride sta ai diritti degli omesessuali: cose serie buttate in farsa. (ilGiornale.it)