Ma quali sono i valori condivisi della repubblica?

Marcello Veneziani INTERNO

Passato il 25 aprile, con la sua onda di veleni, odio e rancori, resta nei fondali della comunità italiana un tema di fondo: quali sono i fondamenti irrinunciabili della nostra società, e dunque della nostra democrazia? Il partito unico del 25 aprile non ha dubbi: è l’antifascismo, solo l’antifascismo. A cui si sottomettono, con viltà e ipocrisia in tanti, anche governativi. Il corollario è che la nostra democrazia è nata dalla Resistenza, la nostra Costituzione è antifascista, dunque non si può governare il nostro Paese o rappresentarlo senza un preciso, inequivocabile atto di fede nei confronti della religione antifascista. (Marcello Veneziani)

Ne parlano anche altri media

Sono vicine al traguardo riforme costituzionali che segneranno per decenni il nostro futuro e la qualità della democrazia italiana. Nello stesso tempo Michele Ainis denunziava il «silenzio degli astanti», come se le riforme non ci riguardassero più di tanto. (La Stampa)

Uno dei più illustri giuristi del XX secolo, Costantino Mortati, disse che “la forza di rottura, potenzialmente contenuta nel testo costituzionale, non ha trovato energie sufficienti per metterla in opera”. (Il Fatto Quotidiano)

Una data, con il suo contenuto, che per decenni è stata tuttavia di non pacifica comprensione — anzi, divisiva — , e che oggi, ufficialmente celebr… Antifascismo militante, resistenziale e rammemorante, ogni 25 aprile. (la Repubblica)

La Costituzione nasce dalla resistenza al nazifascismo e vieta la ricostituzione del fascismo. L’antifascismo è il midollo della Costituzione e della repubblica. Ci sono gli antifascisti che lottano per difendere e attuare la Costituzione pagando anche prezzi enormi, non solo per mani fasciste ma anche degli antifascisti traditori. (Il Fatto Quotidiano)

Quest’anno, poi, la ricorrenza coincide con alcuni anniversari pieni: l’assassinio di Giacomo Matteotti (’24), la strage delle Fosse Ardeatine da parte dei nazifascisti (’44), la morte di Alcide De Gasperi (’54). (L'Eco di Bergamo)

La destra postfascista si rifiuta di riconoscere l’antifascismo non soltanto perché resta fedele alla propria radice politica ma anche perché sulla Resistenza si fonda la Repubblica democratica che i nostri governanti vogliono cambiare. (la Repubblica)