Coronavirus, Bce a banche: stop a cedole e buy-back

Il Sole 24 ORE ECONOMIA

La Bce chiede alle banche vigilate di non pagare dividendi o riacquistare azioni proprie “durante la pandemia” di coronavirus.

La Bce chiede alle banche vigilate di non pagare dividendi o riacquistare azioni proprie «durante la pandemia» di coronavirus di Luca Davi. 1' di lettura. Stop alla distribuzione dei dividendi delle banche europee relativi al 2019 e al 2020.

Coronavirus, Bce a banche: stop a cedole e buy-back Il Supervisory board della Bce presieduto da Andrea Enria ha pubblicato una raccomandazione che non lascia spazio a interpretazioni. (Il Sole 24 ORE)

La notizia riportata su altri giornali

La Bce ha notificato il lancio del programma di acquisti per l’emergenza pandemica (Pepp) con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea: con il Pepp – si legge – l’Eurosistema non tollererà alcun rischio posto alla trasmissione della politica monetaria in tutte le giurisdizioni dell’area euro. (Kongnews)

È ora necessario un sostegno tempestivo e mirato alla sanità, così come alle imprese e alle famiglie colpite, per contenere la diffusione del coronavirus, a tutela della salute pubblica, e attenuarne l'impatto economico". (LaPresse)

Si tratta del Programma per l’emergenza pandemica avviato dalla Bce. “La pandemia del coronavirus costituisce un’emergenza collettiva di sanità pubblica pressoché senza precedenti nella storia recente. (News Mondo)

Le banche dovrebbero anche trattenersi da programmi di buyback aventi come obiettivo la remunerazione degli azionisti". Cop. (Il Sole 24 ORE)

Il Consiglio direttivo fara’ tutto cio’ che sara’ necessario nell’ambito del proprio mandato”.“I rischi per l’attivita’ mondiale sono cambiati, sebbene, nel complesso, restino orientati verso il basso. (Vivi Enna)

Per questo la Bce - e lo stesso fa Banca d'Italia per i propri vigilati -, invita gli istituti di credito a non staccare cedole ai soci «almeno fino a ottobre». La Bce si aspetta che le banche «continuino a finanziare le famiglie, le piccole imprese e le grandi aziende». (La Stampa)