Un calcolo politico contro le donne

La Stampa INTERNO

Passa con il voto di fiducia il decreto Pnrr, compresa la norma che apre le porte dei Consultori a «soggetti del terzo settore che abbiano esperienza nel settore del sostegno alla maternità», insomma ai militanti antiabortisti dei movimenti Pro-Vita. Cosa faranno all’interno di quelle strutture lo ha chiarito Maria Rachele Ruiu, portavoce del movimento, in una recente nota sulla necessità di rappresentare alle donne «i rischi che l’aborto comporta per la salute fisica e psichica». (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altri giornali

«La legge 194 descrive i servizi forniti da consultori o strutture sanitarie abilitate presso cui una donna si deve rivolgere per l’interruzione di gravidanza. Ore 09:14 ... (Cronache Fermane)

Le Regioni nell'organizzare i servizi dei consultori, possono avvalersi, «anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità»: è l'emendamento della maggioranza che ha fatto infuriare le opposizioni come se si trattasse di un attacco gravissimo al diritto all'aborto. (Italia Oggi)

"L’emendamento, a prima firma di Lorenzo Malagola di FdI, su cui il governo ha messo la fiducia, prevede che le Regioni possano, nell’organizzazione dei servizi dei Consultori, “avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. (ilmamilio.it - L'informazione dei Castelli romani)

Una cinquantina le persone che hanno protestato contro quello che è stato definito un attacco alle donne, nel presidio promosso da Cgil e Uil Brescia in largo Formentone. (IL GIORNO)

“Nel Pnrr l’ennesimo attacco del Governo alle donne. Per questo diciamo per no all'inserimento nel decreto sull'attuazione del Pnrr, già approvato alla Camera, di un articolo che favorisce la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori e chiediamo alla Regione Toscana di non dare seguito a questa decisione sbagliata. (gonews)

L’emendamento prevede che ci sia un supporto delle donne che non desiderano abortire e che sarebbero influenzate nella scelta a causa di condizioni di vulnerabilità personale, economica e sociale, a cui gli esperti delle associazioni potrebbero offrire supporto concreto sia nel discernimento della loro libertà di scelta, sia nell’eventuale gestione della gravidanza, nel caso la donna decida di proseguirla e portarla a termine. (La Gazzetta del Mezzogiorno)