Rivolta contro gli spioni cinesi. Le accuse di Londra aprono un caso diplomatico (di M. Lupis)

L'HuffPost ESTERI

Una specie di rivolta unita contro le attività di spionaggio illegale provenienti dalla Cina è in atto in queste ore da parte di diversi governi occidentali. L’accusa non è di quelle da poco: una vasta campagna di spionaggio informatico portata avanti da una entità “sponsorizzata dallo Stato cinese” avrebbe colpito milioni di persone tra legislatori, accademici, giornalisti, e aziende, comprese alcune aziende “sensibili” che operano come appaltatori della difesa. (L'HuffPost)

Ne parlano anche altri media

Un gruppo di hacker cinesi è stato accusato da Regno Unito, Stati Uniti e Nuova Zelanda di aver lanciato una vasta campagna di cyberspionaggio contro siti governativi ed email personali di deputati, accademici e giornalisti che si erano dimostrati critici nei confronti di Pechino. (La Stampa)

Regno Unito e Stati Uniti accusano Apt31, unità di cyberguerra dello Stato cinese. Tra i suoi obiettivi: fermare i soccorsi americani a Taiwan. Il piano di spionaggio «partito da più di 10 anni» Di Guido Santevecchi (Corriere della Sera)

Il governo cinese finisce nel mirino di Stati Uniti e Regno Unito. Più nel dettaglio, sembrerebbe che nel corso degli ultimi anni il gruppo di cybercriminali denominato "Advanced Persistent Threat 31" (APT31), identificato come un braccio del Ministero della sicurezza di stato cinese, abbia colpito senatori americani, parlamentari britannici e funzionari governativi di tutto il mondo che hanno criticato duramente Pechino. (WIRED Italia)

La Gran Bretagna alza le barriere informatiche per scongiurare le incursioni della Cina. La presa di posizione segue gli esiti delle indagini svolte da Londra in relazione ad un attacco informatico realizzato a suo tempo contro il database della Commissione elettorale nazionale britannica. (Il Fatto Quotidiano)

Reuters (Avvenire)

Secondo l’accusa annunciata in contemporanea dai governi di Washington e di Londra, decine di hacker al servizio di Pechino sono riusciti a entrare nelle email e negli acconti digitali di milioni di persone in America e in G… (la Repubblica)