Guerra in Medio Oriente, le grandi potenze tornano sulla scena

La Gazzetta del Mezzogiorno ESTERI

E adesso cosa succede? Il conflitto in Medio Oriente si allarga. Dopo l’attacco iraniano del 13 aprile gli alleati spingono Israele alla calma e puntano alla de-escalation, ma tutto dipende da una variabile imponderabile: Benjamin Netanyahu. Intanto il contrattacco: all’alba di ieri Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran nella provincia di Isfahan. Esplosioni anche in Siria. La risposta militare di Israele non deve coinvolgere i siti nucleari iraniani, questo il monito degli Stati Uniti e degli alleati occidentali. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

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Come c’era da immaginarsi, la risposta israeliana all’Iran non si è fatta aspettare, una azione limitata, rapida è precisa. Accompagnata da una manipolazione mediatica, secondo cui gli Usa hanno accettato il piano israeliano per invadere Rafah in cambio della promessa di non attaccare l’Iran, l’inganno è fatto, e forse concertato fra le parti interessate. (Contropiano)

Manifestanti iraniani in un corteo anti-Israele a Tehran, 19 aprile 2024. Ansa EPA/ABEDIN TAHERKENAREH Nel corso di una lezione universitaria, uno studente mediorientale ha commentato l’attualità politica della sua terra: «A volte mi sembra che vi siano atteggiamenti infantili. (Città Nuova)

Il generale di Corpo d'Armata in quiescenza dei lagunari Luigi Chiapperini, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO in Afghanistan nel 2012, autore del libro “Il Conflitto in Ucraina” (Francesco D’Amato Editore, 2022), membro del Centro Studi dell’Esercito, analizza la situazione attuale nell'area alla luce del recente attacco israeliano nei confronti dell'Iran. (ilmessaggero.it)

Nell’anno della seconda sfida con Donald Trump, Biden non vuole passare per il presidente che abbandona Israele ma nemmeno per quello che asseconda gli istinti sanguinari di Netanyahu e di un Governo dominato (anche prima del 7 ottobre e dei massacri di Hamas) da un manipolo di estremisti. (L'Eco di Bergamo)

Si inizia alla fine, per poi procedere a ritroso. Ieri mattina c'è stata la risposta di Israele all'attacco dell'Iran. Esperto di politiche mediorientali, Mimmo Srour, è tornato negli studi di Grandangolo per fare il punto sulla crisi israelo-palestinese. (Il Capoluogo)

Assolutamente sì. Un attacco via terra era completamente da escludere. Non vi erano, e non vi sono, le condizioni, prima di tutto, per ragioni geografiche. Un primo approfondimento condotto dall’israeliano Institute for National Security Studies, un think tank affiliato all’Università di Tel Aviv, assai accreditato negli ambienti internazionali che si occupano di geopolitica e di sicurezza, ha subito stimato come ben 85 tonnellate di esplosivo siano state lanciate verso Israele non solo dal territorio iraniano, ma anche dallo Yemen, dalla Siria e dall’Iraq. (ilGiornale.it)