L’Ispettore Generale di Gogol’ in scena al Teatro Bonci di CESENA. Domenica 1 Febbraio 2015, ore 15,30.

Per il regista Damiano Micheletto la chiave per entrare nel dramma è la frase “Guarda queste banconote, sono tutte sporche!”, detta proprio dall’ispettore generale riguardo ai rubli che gli vengono dati per corromperlo
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Al Teatro Bonci di CESENA una rivisitazione dell’ “Ispettore Generale”, la celebre opera teatrale scritta nel 1836 dal drammaturgo russo Nikolaj Vasil’evič Gogol’.

Molto attesa la regia di Damiano Michieletto, anche dopo la recente e variamente discussa prova de "Il Ballo in Maschera" verdiano al Teatro Comunale di Bologna.
Questa commedia satirica, che ci presenta la corrotta burocrazia della Russia zarista attraverso una serie di personaggi, viene qui rappresentata in modo certo grottesco ma con una venatura di tristezza.

La vicenda si basa su un equivoco. In una piccola cittadina russa arriva la notizia dell’arrivo di un ispettore generale da San Pietroburgo, mandato come revisore. Viene scambiato per l’ispettore in borghese è un giovine bugiardo e squattrinato che non esita ad approfittare dell’occasione per trarre tutti i possibili benefici da una società che sull’imbroglio e sulla falsità ha basato le sue fondamenta.

Per Micheletto la chiave per entrare nel dramma è la frase “Guarda queste banconote, sono tutte sporche!”, detta proprio dall’ispettore generale riguardo ai rubli che gli vengono dati per corromperlo.

Afferma infatti il regista.
"Questa battuta è stata un indizio per aprire la mia immaginazione sui personaggi di Gogol. Chi può avere delle banconote unte?…. Gente che forse un pò sporca lo è… probabilmente non si lavano molto. I personaggi infatti vengono spesso descritti attraverso i loro odori: puzzano di cavolo, di tabacco, e di vodka… E’ una storia che puzza di alcool e di gente ubriaca. L’alcool diventa quasi un concetto che perdura nei cinque atti: usato per calmare la paura, per comunicare la propria virilità, per festeggiare e far baldoria, per annegare la propria depressione".

La realtà è quella di "una umanità gretta e sporca, compressa nella paura per quattro atti e pronta ad esplodere nel finale in una catartica liberazione, raccontata come un’aspirazione al lusso, al divertimento facile, ad un altrove forse ancora più gretto e meschino della loro realtà”.

Michieletto ci presenta il personaggi che ruotano attorno al sindaco, non nella casa comunale ma in un bar di terz’ordine, cornice di un racconto dal ritmo coinvolgente, tra comico e grottesco, nella Russia zarista del XIX secolo ma pure nel nostro presente.

INFO:
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