Metodo Zamboni: parla il professor Sandro Mandolesi

Sull'ancora controverso tema della correlazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), abbiamo intervistato il professor Sandro Mandolesi, docente a contratto in Emodinamica venosa presso la Scuola di specializzazione in Cardiologia dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, Coordinatore Nazionale dell’Osservatorio Nazionale Epidemiologico sulla CCSVI.
Trieste, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Sull'ancora controverso tema della correlazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), abbiamo intervistato il professor Sandro Mandolesi, docente a contratto in Emodinamica venosa presso la Scuola di specializzazione in Cardiologia dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, Coordinatore Nazionale dell’Osservatorio Nazionale Epidemiologico sulla CCSVI e Vice Coordinatore del Gruppo di studio di Flebologia della Società Italiana di Cardiologia (SIC).

1) Professore, nella sue esperienza diagnostica della CCSVI, in quale percentuale di malati di sclerosi multipla lei finora ha trovato la CCSVI?

“Oltre l'80%.”

2) A suo avviso si tratta di un esame molto complesso? Richiede un'esperienza specifica?

“Sì.”

3) Per quanto riguarda coloro che si sono poi si sono autonomamente sottoposti all'intervento di angioplastica (PTA) nei controlli post-intervento quale percentuale di successo tecnico angiografico ha osservato?

“I dati attendibili post intervento in mio possesso sono quelli ECD e non li ho ancora analizzati statisticamente, appena possibile li pubblicherò.”

4) Relativamente ai sintomi della sclerosi multipla che cosa ci può dire? Ci sono stati dei miglioramenti dopo l'intervento?

“Si, ma con una notevole differenza da paziente a paziente penso che ancora si debba lavorare molto sulla più utile ed appropriata indicazione.”

5) Il team del prof. Zamboni in una pubblicazione dell’anno scorso (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23761870 ) ha ipotizzato tra le possibili cause di ostruzione venosa una compressione del muscolo omoioideo. A Catania alcuni suoi colleghi hanno iniziato a fare interventi chirurgici su questo muscolo. Cosa ne pensa in merito?

“Dal 2011 ho consigliato ai miei pazienti con sindrome compressiva venosa (SCV) delle giugulari, con blocco completo del flusso di drenaggio del vaso "white compression", di fare prima un trattamento non invasivo di manipolazione delle prime vertebre cervicali in mani esperte i cui risultati sono stati molto positivi e sono in pubblicazione.
Ad alcuni miei pazienti con SCV che volevano operarsi ho detto che stavo mettendo a punto dei test posturali pre-operatori per evidenziare quali fossero realmente i muscoli implicati nella compressione e se tramite esercizi specifici si potesse in alcuni casi avere la decompressione dei vasi senza intervento.”

6) Pensa in qualche modo di poter pubblicare i suoi dati, magari su qualche
rivista italiana o straniera?

“Sì.”

7) Molti neurologi continuano a negare la stessa esistenza della CCSVI scoperta dal prof. Zamboni e considerano inutile se non pericoloso l'intervento di angioplastica, per cercare di disostruire le vene. Cosa vorrebbe dire a questi colleghi così scettici?

“E’ corretto essere critici, ma che applicassero lo stesso grado di scetticismo anche ogni volta che gli viene proposto un nuovo trattamento farmacologico.”
Ufficio Stampa
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