La comunità dei testimoni di Geova del Friuli ricorda quell’evento nei racconti dei più anziani che hanno vissuto quei momenti.
udine,
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Si avvicina un anniversario tragico per il Friuli: il 6 maggio ricorre il quarantesimo anno dal devastante terremoto che ha causato la perdita di un migliaio di vite e di incalcolabili danni materiali.
Anche la comunità dei testimoni di Geova ricorda quell’evento nei racconti dei più anziani che hanno vissuto quei momenti. “Eravamo allora un piccolo numero in Friuli” ricorda Veno Canderan, 80 anni di Udine, “ma con la vitalità di un embrione in forte sviluppo. Da poco era stata stabilita una congregazione a Gemona, in via Piovega, in un piccolo locale in affitto a ridosso della roggia. Avevo visitato quel piccolo gruppo pochi giorni prima e conoscevo uno per uno tutti i suoi membri. Quando la prolungata e violenta scossa di quella sera ci ha precipitati tutti in strada, anche a Udine, e le prime voci dicevano che a pochi chilometri a nord le cose erano catastrofiche, alcuni di noi partirono immediatamente per verificare le condizioni dei nostri fratelli.
Giunsero sul posto prima di qualsiasi mezzo di soccorso, spingendosi lungo la statale 13 fin dove era transitabile. Entro la notte ricevemmo la rassicurante notizia che nessuno dei nostri fratelli aveva perso la vita, perché quella sera erano tutti riuniti nella loro Sala del Regno per una regolare riunione settimanale di studio biblico. Uno dei presenti mi disse: restammo fermi, come paralizzati, nella nostra piccola Sala per pochi minuti. Lo stabile resse. Quando uscimmo, le case attorno erano tutte crollate. Anche le case di alcuni di noi furono rase al suolo. Se fossero stati a casa sarebbero morti”.
I soccorsi furono rapidissimi per sostenere le nostre necessità più immediate. Alcuni avevano perso la casa, molti erano rimasti senza lavoro. Le attività commerciali e artigianali erano paralizzate. Camion con viveri, vestiario e tende furono inviati dalla filiale di Roma e dalla vicina Austria, perfino dalla Germania.
“Anche in quel triste momento”, commenta Giorgio Cocetta allora ventitreenne,“ ho ricordi vividi e piacevoli dell’aiuto che ricevemmo, i soccorsi arrivarono subito e comprendevano generi di ogni tipo, dal latte in polvere, biscotti, pannolini per i più piccoli, vestiario, centinaia e centinaia di scarpe, ricordo che le coperte che ricevemmo furono così tante che alla fine, dopo averle distribuite ai nostri conservi e alle persone in genere, dovemmo rimandarne indietro più di mille ! Così, indubbiamente è stato un periodo triste e difficile ma, personalmente, mi è servito per vedere la fratellanza mondiale all’opera. Sono certo che qualsiasi cosa accada il nostro Creatore Geova e la sua organizzazione ci sono e saranno sempre accanto”.
Il nostro pensiero fu pronto a soddisfare anche le necessità spirituali. Le nostre sale di riunione non erano crollate, ma tutti gli stabili erano soggetti a collaudo per la loro stabilità. Non era prudente riunirsi all’interno. Ci furono provvedute dal nostro centro soccorso nazionale dei capaci tendoni che furono montati in spazi aperti privati e ci servirono da Sale del Regno per mesi, dove tenevamo le nostre settimanali riunioni di studio della Bibbia.
Da allora in poi, la nostra struttura organizzativa per prestare soccorso si è perfezionata in tutto il mondo. Comitati di soccorso sono pronti a prestare la loro opera in caso di calamità naturali, affiancandosi alle autorità nazionali, per dare assistenza ai compagni di fede ed altri nel bisogno. Sono stati notati con apprezzamento nel terremoto in Abruzzo, in Italia, e in altre parti del mondo come Giappone, Filippine e molti altri paesi in tutta la terra.
Per maggiori informazioni vedi il sito JW.ORG/Chi Siamo/Attività
Testimoni di Geova – Ufficio Informazione Pubblica; Friuli Venezia Giulia 1
