Cure domiciliari: una soluzione efficace per la cura a lungo termine delle condizioni di cronicità, ma ancora poco diffusa e incentivata in Italia.

In occasione degli Stati Generali dell’Assistenza a Lungo Termine (Long Term Care 2) tenutisi lo scorso luglio, Italia Longeva – rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva – ha presentato ufficialmente i risultati di una survey realizzata allo scopo di comprendere l’organizzazione ed il livello di diffusione in Italia dei servizi di Assistenza a Domicilio.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) L’ADI - Assistenza Domiciliare Integrata - è una realtà relativamente “giovane” nella storia del Sistema Sanitario Nazionale: compare infatti per la prima volta negli anni Novanta* per poi essere introdotta, nel 2001, nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Nel 2017, infine, la definizione di ADI viene rafforzata e ampliata in “Cure Domiciliari Integrate e Cure palliative domiciliari”**.
Benché il servizio dell’ADI si sia negli anni sempre più strutturato, non esistono ancora, in Italia, modelli organizzativi e processi assistenziali completamente sovrapponibili; le diverse esigenze locali e la giurisprudenza regionale hanno fatto sì che le Aziende Sanitarie Locali (ASL) regolamentassero l’ADI secondo modelli organizzativi talvolta estremamente differenti tra loro. L’analisi condotta da Italia Longeva ha indagato il tema dell’Assistenza Domiciliare Integrata su un campione di 12 Aziende Sanitarie presenti in 11 Regioni Italiane, equamente bilanciate tra Nord e Centro-Sud, con un bacino di utenza di 10,5 milioni di abitanti, pari al 17% della popolazione italiana.

Lo studio sottolinea la forte disomogeneità esistente all’interno del Paese relativamente alle prestazioni, alle ore dedicate a ciascun assistito, alla natura pubblica o privata degli operatori e al costo pro capite dei servizi erogati. Ad esempio, all'interno del panel di ASL analizzato, solo le Aziende Sanitarie di Salerno e Catania assicurano tutte le 31 attività ad elevata valenza clinico-assistenziale erogabili a domicilio, seguite dalla Brianza e da Milano, ma vi sono anche aree del Paese in cui l'assistenza domiciliare è completamente assente. Significative differenze emergono anche relativamente al numero di ore dedicate dalle ASL a ciascun paziente - si va, per esempio, dalle oltre 40 ore annuali della ASL di Potenza alle 9 ore di Torino - nonché all’apporto degli enti privati nell'erogazione dei servizi a domicilio, che va dal 97% di Milano allo 0%, ad esempio, di Reggio Emilia o della Provincia Autonoma di Bolzano.

Lo studio rivela inoltre come l’Assistenza Domiciliare per la cura a lungo termine degli anziani fragili o con patologie croniche, pur essendo l’alternativa più efficace ed economicamente sostenibile all'attuale modello che ruota attorno all’ospedale, costituisca ad oggi pressoché un privilegio: ne gode infatti solo il 2,7% degli ultrasessantacinquenni residenti in Italia. Gli ultimi dati pubblicati dal Ministero nel 2016 parlano di 370.546 assistiti, che rappresentano lo 0,6% della popolazione; un numero molto basso se confrontato ad esempio al numero di persone disabili - 3,2 milioni - pari al 5,3% della popolazione italiana, che necessiterebbero di cure a domicilio.

I risultati dell’analisi delineano dunque l’immagine di un paese che ad oggi dedica all’assistenza domiciliare meno risorse di quanto sarebbe auspicabile e che non ha ancora individuato un modello univoco e condiviso per la gestione della cronicità, uno dei temi sociosanitari più rilevanti del presente e dell’immediato futuro. Ciò malgrado l’assistenza domiciliare si confermi un ottimo investimento collettivo sulla salute dei cittadini – avendo dimostrato la sua efficacia sullo stato di benessere rilevato tra gli assistiti al di sopra di un certo numero di ore di servizio erogato – ed una valida soluzione alternativa al modello basato sulla centralità dell’ospedale per la cura dei pazienti anziani, cronici e fragili, in un contesto di invecchiamento della popolazione.

Cyrille Ferrachat, Direttore Generale di Medicasa Italia, società del Gruppo Air Liquide specializzata nella progettazione ed erogazione di Cure Domiciliari, che figura tra gli sponsor della survey, ha commentato: “L’aumento della popolazione ultra sessantacinquenne, l’incremento della prevalenza delle malattie croniche, della multicronicità e della non autosufficienza, comportano una crescita della complessità dei bisogni socio-sanitari della popolazione, rendendo necessario un adeguamento e un rafforzamento nell’ambito dell’intera Assistenza Territoriale. In questo contesto, l’Assistenza Domiciliare Integrata rappresenta un servizio chiave di assistenza sanitaria e sociale al paziente erogata direttamente al proprio domicilio. Un servizio che consente da un lato di rispondere in modo efficace alle necessità del Sistema Sanitario, alleviando la presa in carico della cronicità da parte delle strutture ospedaliere, e dall’altro permette all’assistito di continuare a vivere tra i propri cari in una fase della vita dove la malattia e il declino funzionale sono dominanti, migliorando al contempo l’aderenza ai trattamenti e la qualità di vita del paziente.”

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Nel 2016 ha servito oltre 15.000 ospedali e cliniche e più di 1,4 milioni di pazienti a domicilio in tutto il mondo. L'attività Healthcare del Gruppo ha raggiunto un fatturato di 3.111 milioni di Euro nel 2016, grazie al supporto dei suoi 15.000 collaboratori.

L’attività Home Healthcare di Air Liquide
Air Liquide, leader in Europa nel settore delle cure domiciliari, prende in carico, su prescrizione medica, pazienti che soffrono di malattie croniche come la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), l’apnea del sonno e il diabete. Questa attività si sviluppa, a complemento delle cure ospedaliere, presso il domicilio del paziente consentendo una migliore qualità di vita ed una riduzione dei costi dei trattamenti. L’attività Home Healthcare rappresenta circa il 50% dei ricavi dell'attività Healthcare di Air Liquide nel 2016.

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Il fatturato di Air Liquide ha raggiunto i 18,1 miliardi di euro nel 2016. Le sue soluzioni per proteggere la vita e l’ambiente rappresentano oltre il 40% delle vendite. Air Liquide è quotata alla Borsa Euronext di Parigi (compartimento A) ed è membro del CAC 40, di EURO STOXX 50 e FTSE4Good.
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