I disturbi del sonno ? Affliggono il 30 per cento dei bambini

Il dottor Marco Angriman anticipa, in un’intervista, uno dei temi portanti del prossimo Congresso Nazionale dell’AIMS in programma dal 28 al 30 settembre a Bolzano dedicato a “Medicina del sonno nelle epoche della vita: ricerca e assistenza del futuro”.
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) “Buona notte, bimbo mio”. Miliardi di mamme hanno pronunciato nei secoli questo augurio, a chiusura di una giornata intensa ma felice. Oggi la musica è cambiata, come si vedrà al Congresso Nazionale dell’AIMS in programma dal 28 al 30 settembre a Bolzano dedicato a “Medicina del sonno nelle epoche della vita: ricerca e assistenza del futuro”: i disturbi, che si manifestano come difficoltà di addormentamento e risvegli notturni, nei primi tre anni di vita affliggono circa il 30% dei bambini e delle loro famiglie. Quindi è facile comprendere perché i disturbi del sonno costituiscano uno dei più frequenti motivi di consultazione per il pediatra ed il neuropsichiatra infantile. Il dottor Marco Angriman, presidente del Congresso, ci anticipa in quest’intervista i temi salienti delle sue più recenti ricerche.

I problemi legati al sonno, nell’immaginario collettivo, si attribuiscono spesso a stress nella vita o nel lavoro, tutte cose difficilmente associabili ai bambini. Eppure parliamo di una realtà molto diffusa, può dirci qualcosa di specifico sul fenomeno?

Gli studi scientifici sul sonno nel bambino hanno ricevuto un notevole impulso negli ultimi anni, prendendo spunto sia dalla elevata frequenza dei disturbi del sonno che dalle importanti conseguenze sullo sviluppo somatico e neuropsicologico che questi disturbi possono provocare in caso di cronicizzazione dimostrati ad esempio dalle ricerche condotte da Autori come il Prof. Oliviero Bruni dell’Università La Sapienza.
I disturbi del sonno, che si manifestano come difficoltà di addormentamento e risvegli notturni, nei primi tre anni di vita affliggono circa il 30% dei bambini e delle loro famiglie. Quindi è facile comprendere perché i disturbi del sonno costituiscano uno dei più frequenti motivi di consultazione per il pediatra ed il neuropsichiatra infantile.
L’insonnia del bambino può essere un disturbo primario, essere associata ad un disturbo organico (p.es. problematiche gastrointestinali, otiti non riconosciute, carenza marziale, asma, obesità) o neuropsichiatrico (disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi d’ansia o dell’umore, epilessia, disturbi del neurosviluppo) oppure essere secondaria ad altri disturbi del sonno (p.es. disturbi respiratori o sindrome delle gambe senza riposo).

Quali sono le ‘spie’ di comportamenti anomali che possono mettere in preallarme i genitori e perché è opportuno ricorrere il più presto possibile all’aiuto di un buon specialista?

L’attuale sistema classificativo internazionale per l’insonnia definisce quale criterio soglia la presenza di almeno 3 risvegli notturni prolungati , per almeno 3 notti alla settimana, da almeno 3 mesi, o una latenza di sonno aumentata.
In particolare nel bambino i genitori possono osservare se è presente un aumento del tempo necessario per addormentarsi (superiore ai 20 minuti) ed almeno 3 risvegli di durata superiore ai 10’ per la maggior parte delle notti della settimana.
Spesso nel bambino la manifestazione più rilevante è la difficoltà di riaddormentamento senza le condizioni iniziali di addormentamento (per esempio essere cullato o attaccato al seno) per cui il risveglio tende ad essere molto prolungato.
Dobbiamo sottolineare che disturbi cronici del sonno anche in età pediatrica possono avere effetti deleteri sullo sviluppo cognitivo, sulla regolazione dell’umore, sull’attenzione, sul comportamento e sulla qualità della vita in generale. Non va inoltre trascurata inoltre la ricaduta della privazione di sonno sulla qualità di vita familiare e sulle prestazioni lavorative dei genitori.

Le disfunzioni del sonno legate alla prima infanzia sono molto diffuse? E in che percentuale?

Sulla base di studi epidemiologici effettuati in realtà culturali differenti e basati su informazioni raccolte con questionari compilati dai genitori, è possibile affermare che i disturbi del sonno, che si manifestano come difficoltà di addormentamento e/o risvegli notturni, nei primi tre anni di vita affliggono circa il 20-30% dei bambini e delle loro famiglie e dai 3 anni in poi rimangono costanti intorno al 15%.

Portare i bambini in locali chiassosi e fino a tarda ora può far insorgere patologie del genere?

Si può ipotizzare che le modificate abitudini sociali (lavoro di entrambi i genitori, la necessità della madre di tornare sul posto di lavoro, la possibilità di condividere con il bambino solo le ore serali e quindi un progressivo ritardo dell’orario di addormentamento ) e la maggiore quantità di stimoli che i bambini di oggi ricevono da parte dell’ambiente circostante (genitori, familiari, mass-media, apparecchiature elettroniche, etc) causando una discrepanza fra il ritmo sonno-veglia naturale del bambino e le esigenze sociali, giochino un ruolo nel favorire l’instaurarsi ed il mantenimento di una scarsa qualità di sonno.

È vero che la maggior parte dei disturbi hanno cause comportamentali?

Sicuramente il comportamento messo in atto durante i risvegli ha delle conseguenze: la tendenza ad accorrere subito e a prendere in braccio il bambino sia all’addormentamento che durante i risvegli è associata ad un maggior numero di risvegli e alla persistenza dell’insonnia, ma dal punto di vista medico molteplici fattori possono essere implicati nello sviluppo dell’insonnia, da cause organiche a problemi psicosociali, a patologie della relazione genitore-bambino.
Esistono alcuni fattori associati all’insonnia in età pediatrica che sono stati oggetto di studi scientifici: gli studi sui gemelli e sulla familiarità hanno dimostrato una forte influenza genetica nell’insonnia; alcuni studi riportano una maggiore frequenza di insonnia nei primogeniti e nei figli unici; la durata totale di sonno è risultata negativamente correlata con dimensioni temperamentali del bambino quali umore, adattabilità, ritmicità e approccio.

Esistono fasi dello sviluppo che possono definirsi “chiave” per l’acquisizione di un buon sonno?

Il ritmo sonno-veglia nei primi anni della vita è una funzione fisiologica che subisce importanti variazioni: tra 1 e 4 mesi di vita, il bambino inizia a sincronizzare i propri ritmi con quelli ambientali (alternanza luce/buio e giorno/notte); da 4-6 mesi a 4 anni si verifica una riduzione progressiva del tempo di sonno totale e dai 5 anni fino all’adolescenza la qualità del sonno dovrebbe essere la migliore dell’arco della vita.
In particolare nei primi 5 anni di vita i cambiamenti più importanti riguardano la riduzione della durata del sonno che, in linea generale, scende da 16 a 14 ore ad 1 anno, a 13 ore a 2 anni e 12 ore a 4 anni. La riduzione del tempo totale di sonno è a spese del sonno diurno: si riduce progressivamente il sonno diurno da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi fino a 2 sonnellini a 12 mesi, a 1 sonnellino a 18 mesi; scompare prima il sonnellino di mezzogiorno e tra 3 e 5 anni scompare quello pomeridiano.

Come mai i bambini dormono tanto nei primi mesi di vita?

Il neonato dorme molto, fino a metà dell’intera giornata, ma esistono notevoli differenze intraindividuali; il sonno è frammentato in periodi di 3-4 ore che si verificano indifferentemente di giorno o di notte.
Durante il sonno, il cervello modifica le connessioni sinaptiche, regolando così i processi di sviluppo e di apprendimento. Inoltre il sonno dei neonati e dei lattanti nei primi mesi di vita può sembrare un sonno “più agitato” perché è presente una maggiore percentuale di sonno REM, che ha un ruolo importante nei processi di apprendimento e memoria.
Non va mai trascurato il fatto che l'età in cui un bambino dormirà l’intera la notte dipende in misura considerevole dal suo intrinseco processo di sviluppo più che dall’età cronologica; per esempio ogni bambino ha un profilo individuale di ritmo sonno-veglia nelle 24 ore. Alcuni bambini preferiscono svegliarsi presto la mattina e sono più attenti nel corso della prima parte della giornata ("allodole"), mentre altri preferiscono svegliarsi tardi e di andare a letto più tardi di notte ("gufi").

Quali rimedi si devono adottare per combattere i problemi del sonno nell’ambito della pediatria?

E’ fondamentale il ruolo preventivo rivestito da alcuni comportamenti che i genitori possono mettere in atto, per esempio:
Prima di andare a dormire , i bambini dovrebbero evitare qualsiasi gioco stimolante , luci intense , e forte rumore , al fine di prepararsi per la notte . Quindi dovrebbe essere instaurata una routine pre-addormentamento costituita dalle stesse attività rilassanti ogni sera; “l'orologio interno” deve essere sincronizzato quotidianamente con l’ambiente circostante e questo processo di sincronizzazione avviene principalmente attraverso l’ingresso di luce attraverso gli occhi oltre alle regolari attività sociali (ad esempio, sonno, orario pasti).
Alcuni consigli: meglio evitare di addormentare il bambino direttamente al seno o in braccio, ma metterlo nella culla o nel lettino quando è stanco, ma ancora sveglio, dargli un oggetto per addormentarsi, Mantenere ritmi ed orari regolari sia durante il giorno che per i pisolini ed il sonno notturno, instaurare dei rituali serali che creino un’associazione positiva con l’addormentamento.
Una volta chiarito che sussiste un effettivo disturbo del sonno, L’approccio iniziale all’insonnia del bambino deve procedere attraverso passaggi progressivi: a) trattare le cause organiche sottostanti, se presenti; b) applicare i principi di igiene del sonno; c) utilizzare interventi comportamentali; d) usare integratori alimentari specifici o altri trattamenti farmacologici sempre in associazione con il trattamento comportamentale e possibilmente a breve termine.
Un cucchiaio di sciroppo, una buona tisana, infusi di erbe… i rimedi casalinghi passati, ma nemmeno tanto, sono veramente positivi per la salute del bambino?
Prima di intraprendere altri trattamenti, è fondamentale accertarsi di fornire informazioni chiare ai genitori in merito ai corretti comportamenti da mettere in atto per ristabilire regolari ritmi di sonno; Successivamente si attueranno le tecniche comportamentali ed infine, o in associazione, la terapia con integratori alimentari o, in casi selezionati, farmacologica. Sulla base delle influenze culturali di ogni paese, vengono spesso somministrati diversi composti, come i preparati fitoterapici (tisane ed infusi), per i quali non sono stati rilevati effetti indesiderati importanti. La somministrazione di questi preparati può dare dei risultati positivi ma, nello stesso tempo, può comportare effetti diuretici, provocare effetti paradossi (es. eccitazione), oppure determinare un disturbo di inizio o mantenimento del sonno per associazione (il bambino si sveglia perché è "abituato a bere" durante la notte e non per effettivo bisogno).

Il Congresso è organizzato dall'AIMS (presidente dottor Raffaele Ferri)
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