13 artisti per 13 cavalieri

Mostra d’arte contemporanea. Espongono: Angiolo Barracchia, Umberto Basso, Maria Bonaduce, Mario Colonna, Paolo De Santoli, Paolo Fanizza, Pasquale Guastamacchia, Roberto Montemurro, Giovanni Morgese, Stefano Pelle, Giuseppe Rizzi, Sergio Rubini, Franco Tullo. Palazzo del Governo Prefettura BAT via Cialdini, 60 Barletta. Dal 30 ottobre al 29 novembre 2014
Terlizzi, (informazione.it - comunicati stampa - turismo)

13 artisti per 13 cavalieri
Mostra d’arte contemporanea

Patrocini: Comune di Barletta; Regione Puglia; Provincia BAT; Ministero per i beni e le attività culturali; Prefettura Barletta, Andria,Trani
A cura di: Ce.S.A.Coo.P.arte con la collaborazione di ADSUM artecontemporanea

Espongono: Angiolo Barracchia, Umberto Basso, Maria Bonaduce, Mario Colonna, Paolo De Santoli, Paolo Fanizza, Pasquale Guastamacchia, Roberto Montemurro, Giovanni Morgese, Stefano Pelle, Giuseppe Rizzi, Sergio Rubini, Franco Tullo.

Presso:
Palazzo del Governo Prefettura BAT via Cialdini, 60 Barletta.

presentazione di Francesco Parisi

Vernissage giovedì 30 ottobre 2014 ore 20,00 presso Palazzo del Governo Prefettura BAT via Cialdini, 60 Barletta.
Conferenza stampa giovedì 30 ottobre 2014 ore 17,30 Palazzo La Marra

visitabile dal 30 ottobre al 29 novembre 2014

orari: dal lunedì al sabato 10,00-12,00;17,00-20,00
In occasione del 511° anniversario della Disfida di Barletta, gli artisti della presente esposizione propongono una riflessione corale in forma plastica sull’epico “fatto d’arme”, in una partecipazione collettiva di livello qualitativamente elevato; vigorose e collaterali testimonianze di ricerca visiva in grado di narrare il presente ed instaurare un’interconnessione di luoghi e memoria, nel solco di un dialogo vivido con il patrimonio storico-antropologico di un territorio.
Tredici i cavalieri italiani, di diversa provenienza guidati da Ettore Fieramosca, vincitori del certame cavalleresco; tredici gli artisti intervenuti che, per i propri lavori scultorei, hanno adoperato i materiali più disparati quali terracotta, bronzo e assemblaggi.
Passando in rassegna brevemente le singole presenze artistiche, nel tentativo di leggerne e tradurne le soluzioni formali in termini prosastici, si aggregano, solo per comodità di lettura, gli autori tendenzialmente affini per impianto compositivo, tessiture plastiche ovvero per i materiali utilizzati.
Compattezza, slancio e forza primaria innervano le opere di Sergio Rubini e Pasquale Guastamacchia. Il manufatto del primo pur compatto, stagliandosi nella vertigine del verticalismo, sprigiona una conquista spaziale propulsiva e una graffiante sospensione temporale. Una plastica statuaria massiccia e realismo plastico, coniugati all’indomabilità e selvaticità della materia secondo diagonali dinamiche, narrano il disarcionamento del cavaliere nell’opera di Guastamacchia. In un evidente gioco di contrappunti, utilizzando il ferro nel suo scabro vigore, Giovanni Morgese infrange la compattezza dei volumi con spirito “destruens” ; un dilaniamento sordo, nella coscienza drammatica della Caduta quale ineluttabile esperienza umana.
Alcuni autori ricorrono alla terracotta. Creazione eloquentemente fresca, ponderosa ed equilibrata quella di Roberto Montemurro: disarmata e disarmante vena fiabesca convogliata da un cavallo bianco che richiama la pietra murgiana e un cavaliere dalle fattezze federiciane. Eleganza e fluidità esprime l’articolazione volumetrica delle opere di Stefano Pelle e Paolo Alessandro Fanizza. Cavaliere e cavallo interagiscono fino a fondersi in una avvolgente simbiosi nell’opera dell’artista barlettano: una vitalità dirompente in virtù di un vortice onirico e vibratile che concretizza la fusione in uno dei due corpi, quasi a rappresentare una figura di sembianza centaurica. Ne L’offesa, Fanizza con sintetica compattezza coglie l’estremo agonismo della materia, nello scontro fra due cavalieri, e ne svela le sensazioni tattili con un linguaggio animato e vivace.
Altri lavori scultorei si caratterizzano per soluzioni spaziali tendenzialmente di stampo eroico e monumentale e fortemente catturante sul piano dei richiami memoriali. La tomba di Ettore di Giuseppe Rizzi è un omaggio funebre a Fieramosca; un discoide su cui è scolpito un volto, poggiato su un basamento di marmo travertino e spezzato nella sommità da segni acuminati che rivela essenzialità concettuale. Enfatizzando con scrittura gestuale decisa il complesso delle contorsioni che le figure impongono alla loro corporeità, Mario Colonna sottolinea lo spessore semantico della materia: distinte unità cellulari, come particolari di una invenzione plastica unitaria ed autonoma. Lamine dorate e un basamento in malachite incarnano un messaggio di forza, sicurezza e difesa ne Il prode di Maria Bonaduce: una lingua luminosa per ieraticità e suggestioni archetipiche, epifania vigorosa che sostiene ed acquieta.
A chiusura, le espressioni plastiche segnate da una grammatica scultorea oggettuale in senso ampio. Dimensione epica e ludica, trame e suggestioni intimiste, sequenze significanti di tracce e cifrari identificativi, immaginifica composizione ritagliata nello spazio caratterizzano le opere degli artisti barlettani Umberto Basso e Angiolo Barracchia. Il primo, piega il forte potere evocativo del libro d’artista ad un’attitudine costruttiva di connessione fra elementi simbolici e letterari di timbro gioiosa e leggera, sostanziata di sogno e bisogno. In un dialogo intimo e segreto con i suoi oggetti, Barracchia veste i panni del puparo-cuntista nel suo Teatrino della fantasia, soffermandosi piacevolmente nel raccontare, in un’atmosfera fiabesca e fluida e attingendo al bagaglio dei suoi ricordi d’infanzia, la vasta materia cavalleresca. Matericità consunta e necessità oggettuale, intrisa di ironica e fresca curiosità, corredano il libero gioco del collage polimaterico - tecnica dal retrogusto neodadaista - delle opere di Francesco Tullo e Paolo De Santoli. Plastica, legno, ferri arrugginiti ed altri materiali di scarto della vita quotidiana vengono manipolati, elaborati ed assemblati ed acquisiscono una nuova vita. Si regge su un gioco di forme, un assemblaggio che funge da espediente per visualizzazioni e proiezioni fantastiche l’azione del condottiero modellato dal primo. In De Santoli, peraltro, un’ignota e contagiosa energia, riverberi e accensioni solari rendono al contempo tattile la contiguità fra densità e rarefazione dell’essere, sul filo di un tempo di sospensione e astrazione di calviniana memoria.

Francesco Parisi
www.retearte.it - [email protected] Tel. 3476502478
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