Il Predestinato sbarca sul Lago di Como

Presentato al Grand Hotel Victoria di Menaggio il thriller fantapolitico scritto dall'italiano Alessandro Nardone ma dal sapore tutto americano. Sergio Gaddi: «Difficile calamitare l'attenzione del lettore, Nardone c'è riuscito ancora una volta»
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) È stato un dibattito estremamente coinvolgente, quello ospitato giovedì dal Grand Hotel Victoria di Menaggio, nel cuore del Lago di Como. L’incipit dell’incontro – organizzato dall’Associazione Artelario con il patrocinio del Comune di Menaggio – era “Il Predestinato”, ovvero l’ultimo romanzo di Alessandro Nardone, un thriller fantapolitico a stelle e strisce la cui trama si snoda su fatti di storia contemporanea come gli attentati dell’11 settembre, e di forte attualità come lo scandalo Datagate.

Una presentazione sui generis, moderata in maniera pressoché perfetta dalla conduttrice Irene Colombo che ha dettato i tempi degli interventi inframmezzandoli con alcuni contributi video riuscendo, così, a mantenere costantemente alto il livello d’attenzione del pubblico presente in sala.

Indubbio valore aggiunto della serata è stato Sergio Gaddi, conosciuto per aver organizzato a Como un decennio di grandi mostre e attualmente responsabile del dipartimento economia e marketing culturale per Forza Italia, che ha subito preso la parola esprimendo un giudizio assai positivo sul romanzo: «Ho sempre pensato che scrivere un libro sia un’impresa già di per sé titanica e, mentre leggevo “Il Predestinato”, tentavo d’immaginare come abbia fatto Alessandro ad immaginare una serie così sensazionale d’incastri e colpi di scena. Il compito più arduo per uno scrittore è quello di produrre qualcosa in grado di calamitare l’attenzione di chi la legge: un libro piace o non piace, non esistono vie di mezzo. Ebbene, così come avvenne quando lessi “Ti odio da morire”, “Il Predestinato” mi ha catturato a tal punto da spingermi a finirlo in nemmeno tre giorni».

La presenza di Gaddi è stata anche l’occasione per parlare d’arte, attraverso una scena del romanzo nella quale il protagonista descrive il tramonto dell’Isola di Aruba bello al punto da apparirgli dinnanzi agli occhi come “un gigantesco quadro di Monet”: «A differenza di quando ci troviamo di fronte ad un quadro, leggendo un romanzo viviamo le immagini attraverso gli occhi e le parole di chi l’ha scritto. In questo caso, trovo particolarmente azzeccata la citazione di Monet riferita ad un tramonto spettacolare come quello descritto da Nardone, che mi ha rimandato ad un’opera in particolare dell’artista francese, ovvero “Impression, soleil levant”, del 1872, anche e soprattutto in relazione al fatto che l’impressionismo – di cui Monet è il padre – nacque per “fermare” le emozioni di quel preciso istante, per cogliere l’attimo privilegiando i colori rispetto al disegno dando così alla luce immagini che potessero in qualche modo apparire vive e quindi in movimento, nella consapevolezza del fatto che un attimo dopo quella stessa immagine è già cambiata».

Il dibattito ha poi toccato argomenti di stretta attualità come gli attentati dell’11 settembre e la cosiddetta “guerra al terrore” che ne scaturì e che, ahinoi, è ancora in corso e lo scandalo Datagate, che ha messo in evidenza il fatto che siamo tutti intercettati: «Come scrisse Orwell nel suo 1984 – ha detto Alessandro Nardone Nardone - ogni nostra comunicazione passa sotto la lente di un Grande Fratello che è nato come risposta proprio agli attentati terroristici dell’11 settembre del 2001. Nel romanzo, il protagonista, venuto a conoscenza della reale portata del fenomeno, si domanda se sia giusto oppure no invadere fino a questo punto la privacy personale di ogni singolo cittadino. Personalmente ritengo che, se essere intercettati è servito a sventare anche soltanto un attentato, allora ne vale la pena eccome. Poi sta a noi utilizzare al meglio internet, magari facendo maggiore attenzione a cosa pubblichiamo». Sempre a proposito d’intercettazioni, secondo Gaddi: «La sicurezza nazionale viene al primo posto tra le priorità, senza alcun dubbio. Ma, allo stesso tempo, andrebbero puniti gli abusi, come quello che in Italia ha visto l’utilizzo e la diffusione di intercettazioni con l’unico obiettivo di screditare un leader politico agli occhi dell’opinione pubblica».

Incalzato da Irene Colombo, l’autore si è poi soffermato sulle speranze che coltiva per il suo ultimo romanzo: «Anzitutto spero che “Il Predestinato” emozioni chi lo legge, che possa essere un viaggio in grado di divertire, appassionare, tenere con il fiato sospeso ma anche, perché no, che spinga a riflettere su temi fondamentali come quelli di cui abbiamo parlato questa sera».

Infine, non poteva mancare una battuta di Gaddi su un argomento di estrema attualità a Como, ovvero “The Life Electric”, il monumento che l’archistar di fama mondiale Daniel Libeskind ha deciso di donare alla città per celebrare Alessandro Volta: «A non convincermi sono due cose: la prima è che la forma del monumento è identica a quella del progetto che l’architetto americano realizzò per Gazprom, e la seconda riguarda le dimensioni, 16 metri di altezza, ovvero come uno stabile di cinque piani. Personalmente prima d’installarlo al centro del primo bacino del Lago, avrei fatto qualche altro tipo di simulazione, magari riproducendolo in scala 1:1 in cartapesta per valutare fisicamente il reale impatto sul paesaggio».

Per tutte le informazioni sul romanzo: www.ilpredestinato.it
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