A Reggio Emilia il Festival "Aperto" sesta edizione, con danza, musica e teatro all'insegna della contemporaneità

Dal 27 settembre al 2 novembre
Forlì, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) A Reggio Emilia il Festival "Aperto"

Dal 27 settembre al 2 novembre la sesta edizione, con danza, musica e teatro all'insegna della contemporaneità

A Reggio Emilia il Festival "Aperto"


Si svolge nell’arco di sei settimane la sesta edizione del Festival “Aperto”, che coinvolge i tre spazi della Fondazione “I Teatri” di Reggio Emilia: il “Valli”, l’”Ariosto e la Cavallerizza, impegnando altresì altri luoghi della città, come i Chiostri di San Pietro, la Chiesa di San Carlo e la Biblioteca Panizzi.

Dal 27 settembre al 2 novembre, si snoda quindi nella città del tricolore una fitta serie di spettacoli di musica e teatro musicale, di teatro fisico, reading e danza contemporanea, questi ultimi nel’ambito della rassegna “Off-Balance”.

Il tutto per un insieme di ventisette eventi, con sei produzioni, sette prime assolute, una prima italiana, quattro site specific, e tantissimi appuntamenti all'insegna della contemporaneità, per arrivare, contando tutte le repliche, ad una cinquantina di appuntamenti.

Il filo che lega le molte proposte del programma è quello della forza espressiva delle arti performative, l’energia pulsante che le viene donata dalla magica compresenza fra artisti e pubblico, e questo particolarmente messo in relazione con l’oggi, con la volontà di non astrarsene, ma di viverci dentro in quei modi che lo spettacolo dal vivo permette, e che altre forme di comunicazione non permettono più: prendersi il tempo, riflettere, esercitare la critica, vivere un sogno, fingendo di chiudere il mondo fuori dal teatro, ma proprio per pensarlo e ripensarlo.

La chiusura di questa edizione del Festival Aperto è affidata a un'opera nuova, “Il sogno di una cosa”, di Mauro Montalbetti (musica), Marco Baliani (libretto e regia), Alina Marazzi (regia video), realizzata per il 40° della strage di Piazza della Loggia a Brescia: un canto civile su quella strage, rimasta, come altre, impunita e prigioniera di una memoria sospesa. Un progetto per non dimenticare, che, secondo gli autori, non si esaurisce in un fermo immagine del passato, ma si trasforma in un atto di resurrezione.

Il 27 settembre, “Il grande bianco”, di Roberto Paci Dalò, spettacolo musicale che è anche un'installazione immersiva e itinerante, si ispira al tema della Grande Guerra a cento anni dalla sua tragico inizio.

Al centro del Festival (11 e 12 ottobre), “Jessica and Me”, di Cristiana Morganti, in prima assoluta: una riflessione sul senso dell'”altro da sé” fatalmente implicato dal fare danza e teatro.

Si tratta solo di alcuni punti, a diverso titolo emblematici del programma, fra i quali si snodano gli altri numerosi eventi, che portano al centro sempre la condizione umana, tanto nei grandi fatti pubblici, quanto nei piccoli fatti intimi: l'amore nelle canzoni di Ute Lemper da poesie di Pablo Neruda; le anime dei migranti nella coreografia “Souls” di Olivier Dubois; la vecchiaia in “Vader” di Peeping Tom; l'indignazione per i disastri italiani espressa in musica da Fabio Cifariello Ciardi in “Voci Vicine”; l'energia trascinante o contemplativa nei concerti di Mike Stern Band, Rob Mazurek Pulsar Quartet, Sincronie Spettrali, Senteri Selvaggi, Arzan 2.0; il lavoro performativo coi ragazzi (Virgilio Sieni), coi “matti” (Festina Lente), con non-artisti (Barbara Bonriposi); le figure solitarie e gigantesche del Capitano Achab (nel “Moby Dick” di Roberto Abbiati), di Don Chisciotte (Aterballetto), di Gesù (Babilonia Teatri); lo scavo nella voce-parola nel reading di Chiara Guidi; la nuova coreografia italiana di Off-Balance.
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