Intervista a Colombo Clerici “A Milano serve un leader per trattare con Roma e l’Europa”

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Il Giorno QN 15 novembre 2015: intervista a Colombo Clerici “A Milano serve un leader per trattare con Roma e l’Europa” – “Ci aspettano 10 anni di responsabilita’ nella guida del Paese”

Il leader dei proprietari immobiliari Achille Colombo Clerici

A Milano oggi serve come sindaco un leader per trattare con Roma e l’Europa ci aspettano 10 anni di responsabilità nella guida del Paese.


LA PROSSIMA primavera Milano sarà tre le città che torneranno alle urne per le elezioni amministrative.
Rispetto alla tornata che ha consegnato Palazzo Marino a Giuliano Pisapia il quadropolitico e sociale è profondamente mutato.
Anche rispetto a scenari non solo cittadini. Che sindaco si aspettano i milanesi? Lo chiediamo, con uscite cadenzate, a personaggi della vita pubblica, del mondo economico e della cultura.

di Sandro Neri

– LA PARTITA per Palazzo Marino è tutta da giocare. Mancano ancora i nomi dei campioni chiamati a sfidarsi. Ma qualche certezza c’è già. Per esempio che in palio, stavolta, c’è molto di più della poltrona di sindaco.

«L’Italia sarà milanocentrica per i prossimi dieci anni. Non a caso il premier Matteo Renzi è venuto qui a calare i suoi assi. Se vogliamo parlare di che guida serva a Milano non possiamo prescindere da questo dato».

E’ categorico, Achille Colombo Clerici, Presidente di Assoedilizia, l’associazione della proprietà immobiliare (8.000 soci nella sola città), parla a nome di un mondo che non è solo una categoria, ma un pezzo importante della storica borghesia milanese.

«Un mondo che molti credono scomparso,solo perché non più presente come un tempo nella cultura e nel mecenatismo precisa; ma questo solo a causa di un processo di “secolarizzazione” di questo genere di attività. In realtà la borghesia c’è, e sta alla finestra. Attenta a capire i passaggi delicati della nostra epoca».

Cosa si aspetta dalle prossime elezioni comunali?
«Quello del sindaco di Milano non è un problema amministrativo, ma politico. Laddove la politica è il campo dove si giocano i nostri destini. Soprattutto ora che Milano ha imboccato la strada della rinascita e deve solo gestire il capitale messo a frutto».

Fuor di metafora?
«Serve un sindaco che abbia un potere contrattuale, sul piano politico e sociale. Quindi capace di contrattare il nostro futuro non solo col governo di Roma, ma con i competitors internazionali. Il ruolo di Milano nella politica del Paese sarà centrale per almeno un decennio».

Cos’è, un’iniezione di fiducia?
«Lo dicono i cicli storici. Gli investimenti stranieri oggi si concentrano a Milano. Questa città ha distanziato tutte le sue dirette concorrenti, cioè Roma e Bologna.
Vuol dire che il gap fra Milano e il resto del Paese è destinato ad aumentare sempre di più. Chi investe, ha interesse che la città dia risposte. E quindi sosterrà la città perché le risorse investite non vadano perdute».

A chi affiderebbe il compito di gestire questa fase con tutte le sue implicazioni?
«C’è solo una parola: uno statista».

Troppo facile. Chi dovrebbe andare a Palazzo Marino?
Un manager, un politico, un esponente della società civile…
«Direi un politico. Purché capace di costruirsi un peso, a sua volta foriero di consenso e di autorevolezza.
Oppure un personaggio non espressione diretta della politica, ma titolato e preparato a portare avanti le istanze della città».

Al primo punto?
«Affrontare la questione della città metropolitana, con l’obiettivo di garantire l’identità di Milano. Le scelte del nostro prossimo futuro vanno intraprese senza andare a rimorchio delle politiche di Roma».

Roma vorrà dire la sua…
«Il Comune è come una Spa: l’ad deve avere il controllo dell’azionariato. E l’azionariato di Milano sono sono il governo italiano e le istituzioni europee. Il sindaco deve conoscere le dialettiche di entrambi, per tutelare le priorità di Milano. Sul piano economico e politico».

Ne dica una.
«L’equità fiscale e la lotta all’evasione. Qui abbiamo il residuo fiscale più alto d’Italia. Circa tremila euro pro capite. Ci sono battaglie che i cittadini aspettano di poter affidare a personaggi all’altezza. Ecco, quello che serve a Milano è un leader che la guidi. Nei rapporti con l’Italia e il mondo intero».
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