Vendite a distanza del vino: a quando lo sblocco?

Matilde Poggi, presidente FIVI, al convegno “L’eredità di Expo” alla Camera dei Deputati rilancia la soluzione al problema delle vendite di vino in Europa
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - agricoltura) L'Europa non è unita quando si tratta di spedire vino da un paese all'altro. La denuncia arriva da Matilde Poggi, presidente dei Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI), intervenuta oggi a Roma al convegno “L’eredità di Expo” in Sala Aldo Moro presso la Camera dei Deputati.
Per inviare vino da un paese all'altro, sia ad un rivenditore che ad un consumatore finale, oggi è necessario avviare una pratica doganale e dotarsi di un domicilio fiscale nel paese di destinazione con il quale assolvere al pagamento delle accise. Una procedura che non solo rende economicamente sconveniente, se non proprio impossibile, un e-commerce su scala europea, ma complica la vita a tutti i vignaioli che, dopo una visita in cantina da parte di turisti stranieri, devono spesso rinunciare alle vendite che ne potrebbero derivare.
Una soluzione al problema è già stata proposta da CEVI (la Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, di cui FIVI è membro e della quale Matilde Poggi è vicepresidente) al Gruppo di contatto Accise della Commissione Europea.
“I vignaioli – spiega la Poggi – propongono una cosa molto semplice: ogni produttore potrebbe assolvere in proprio e nel proprio paese d'origine le imposte sul valore aggiunto e le accise secondo le aliquote del paese di destinazione delle merci. Una camera di compensazione potrebbe quindi calcolare quanto dovuto a ciascun stato membro”.
Questo impianto è stato accolto in pieno dallo studio "Evaluation of current arrangements for movement of excise goods released for consumption» realizzato per conto della Commissione Europea e approvato dal Gruppo di contatto Accise lo scorso 3 luglio.
“Sono già passati cinque mesi – conclude la Poggi – e in sede Europea non si è mosso ancora nulla. Auspichiamo che la situazione possa essere presto sbloccata e pertanto abbiamo chiesto agli onorevoli Roberto Caon ed Emanuele Prataviera, oltre che al Sottosegretario alle Politiche Agricole e Forestali Giuseppe Castiglione, di attivarsi per sostenere la nostra posizione nella prossima riunione del Gruppo di contatto Accise che si terrà a Bruxelles il 9 dicembre”.

Per scaricare lo studio della UE:
http://bookshop.europa.eu/en/evaluation-of-current-arrangements-for-the-cross-border-movements-of-excise-goods-that-have-been-released-for-consumption-pbKP0614146/


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La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta".
Attualmente sono poco meno di 1000 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 10.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 70 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,6 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 250 milioni di euro. I 10.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49% in regime biologico/biodinamico, per il 10 % secondo i principi della lotta integrata e per il 41% secondo la viticoltura convenzionale.
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