LE DIFFICOLTA' DEI DECRETI ISTITUTIVI LE NUOVE PROFESSIONI SANITARIE

Per sbloccare l'istituzione di Osteopatia e Chiropratica in Italia, l'Associazione ADOE ricorda i presupposti e le valutazioni che portarono all'approvazione della legge che nel 2018 identificò le stesse professioni sanitarie. In attesa che il legislatore proceda con rigore e coerenza per raggiungere finalmente l'obiettivo, ADOE fornisce il proprio contributo culturale.
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Sui temi del ritardo pluriennale per la decretazione inerente alla definizione del profilo professionale e dei corsi di studi per le nuove professioni sanitarie, il Direttivo e il Comitato scientifico dell'Associazione Degli Osteopati Esclusivi (ADOE) dichiarano quanto segue:

1) Nei suoi pluriennali rapporti, l'O.M.S. ha riferito i percorsi formativi degli osteopati e dei chiropratici alla complessità delle rispettive tecniche di analisi e trattamento manuale. Gli stessi studi sono stati indicati equivalenti ad almeno 240 crediti formativi, da accreditarsi in corsi non inferiori a quattro anni. Analisi documentata dalle esperienze sanitarie internazionali, dalle evidenze scientifiche e, non ultime, dalle legislazioni fondate sulle competenze e sulle esperienze professionali, alcune di queste secolari. Detto altrimenti, la cultura tecnica e la responsabilità deontologica del trattamento manuale più sicuro, necessita di studi caratterizzanti con modalità pedagogiche proprie, sempre più spesso universalmente adottate. Sicuramente, esso non trova la sua più efficace espressione nelle interpretazioni addomesticate, a complemento di mansioni sanitarie dalla dubbia compatibilità;

2) Se si intende realmente istituire le nuove professioni sanitarie in Italia, la loro integrazione non può essere inferiore per conoscenze e responsabilità assistenziali rispetto a quelle previste nel resto del mondo. Non crediamo, infatti, che l'Italia possa dotarsi di figure che in comune con i colleghi europei abbiano solo il nome, mentre le funzioni già unanimente definite vengano impropriamente ricondotte a un ruolo ausiliario o, al più, ad una consulenza generica nell'ambito preventivo;

3) Possono comprendersi le legittime istanze delle altre figure sanitarie che intendono fare proprie alcune funzioni tecniche delle nuove professioni, ma i medici e i fisioterapisti hanno divese competenze a cui adempiere, specie nel contesto attuale di difficoltosa risposta ai fabbisogni. Le loro apprezzabili informazioni supplementari, quindi, anziché attestare sterili supremazie o inutili conflittualità, potrebbero meglio essere utilizzate nella cooperazione interdisciplinare con i nuovi professionisti, a beneficio della salute. Inoltre, è condivisible che non bastino pochi seminari di specializzazione post-laurea o qualche congresso internazionale per comprendere le basi fisiologiche, semeiologiche e cliniche di professioni che ovunque si configurano autonome nel loro rapporto interprofessionale;

4) Si comprendono anche le necessità della maggior parte degli osteopati che hanno effettuato corsi contestabili perché non autorizzati, né conferenti titoli con possibilità di equipollenza. Alcune associazioni che li rappresentano, tuttavia, anziché accettare miopi compromessi che stravolgano lo stesso significato dell'Osteopatia, nel rispetto del loro mandato dovrebbero considerarne irrinunciabili le tradizioni educative pluriennali. Solo in tal modo si potrebbe garantire alla professione un futuro degno e, di conseguenza, migliori opportunità ai professionisti non solo oggi ma anche di domani. Questo, per altro, pare lo spirito della legge identificativa che prevede corsi abilitanti per l' adeguamento delle competenze;

5) E' comprensibile, infine, la difficoltà della funzione pubblica chiamata ad istruire la regolamentazione delle nuove professioni, tali e tante saranno state le pressioni dei numerosi gruppi di interesse. Ma, al termine dell'ascolto di ogni legittima perorazione, il buon senso vorrebbe che le istanze vengano considerate in prevalente riferimento alla legalità e alla qualità dei requisiti oggettivi in possesso degli interlocutori non autoreferenziali. Ovvero, per le specifiche professionalità, il buon amministratore dovrebbe confrontare le evidenze della legalità internazionale con le rispettive corrispondenze nazionali allo scopo di istituire una professione con analogo, se non più efficace, potenziale assistenziale. E, al riguardo, il riferimento ai rapporti OMS e ai nove Paesi europei che hanno legiferato in materia appare dirimente quanto le verifiche delle esperienze pedagogiche documentabili in Italia e delle condizioni di buona integrazione interdisciplinare di vari operatori.

Quella della legalità, cioè, appare la strada maestra per definire contestualmente le attività delle nuove figure sanitarie, i loro percorsi formativi e la verifica delle equipollenze. Ogni scorciatoia che penalizzi la dignità internazionale e il potenziale terapeutico delle corrispondenti professioni potrà forse consentire la sanatoria di un maggior numero di soggetti, ma rappresenterà un'occasione persa per quella sanità efficiente, dialogante e cooperativa a cui tendono giustamente le più lungimiranti iniziative di governo.  

Approvato dal Direttivo dell'Associazione Degli Osteopati Esclusivi (ADOE)

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