Lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Monti ed al Ministro Fornero.

Nel nuovo sistema previdenziale, anche alla luce dei leggeri miglioramenti apportanti, lo spartiacque marcato tra l’anno corrente e quello futuro, si appresta ad essere un dramma per gli interessati. La mancata gradualità non prevista nella citata riforma fa sì che le nascite fatte a distanza di pochi giorni a cavallo del ’51 e ’52 determinino una anomala e ingiusta penalizzazione, dove per i primi vengono sanciti i diritti acquisiti e per i secondi gli stessi diritti vengono di colpo negati.
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Roma, sulla pagina facebook Classe 1952: insieme contro la riforma delle pensioni" la voce dei penalizzati che non ne può più. L’Italia, come il resto del mondo occidentale, versa in una grave crisi che è il risultato di diverse ed irresponsabili azioni fatte nel corso degli ultimi due decenni. Il sistema economico e sociale del nostro paese fin’ora si è appoggiato su parametri e stili di vita che sembrano non essere più sostenibili. Occorre cambiare e proiettare le nostre azioni future su un diverso sistema, basato su equilibri immediati e non differiti nel tempo. Con questa lettera vogliamo portare alla Vostra autorevole attenzione una enorme ingiustizia che, forse la fretta o una non perfetta valutazione delle conseguenze, si sta procurando a diverse decina di migliaia di lavoratori. Nel nuovo sistema previdenziale, anche alla luce dei leggeri miglioramenti apportanti, lo spartiacque marcato tra l’anno corrente e quello futuro, si appresta ad essere un dramma per gli interessati. La mancata gradualità non prevista nella citata riforma fa sì che le nascite fatte a distanza di pochi giorni a cavallo del ’51 e ’52 determinino una anomala e ingiusta penalizzazione, dove per i primi vengono sanciti i diritti acquisiti e per i secondi gli stessi diritti vengono di colpo negati. Una aberrante logica contabile che non può avere un riscontro sociale equo e paritario, principi sui quali si vuole fare nascere il nuovo sistema. Il lavoro non ci spaventa, per quelli che l’hanno, ci spaventa invece il completo stravolgimento che dovrà avvenire nel nostro futuro. Ill.mo Presidente, e On.le Ministro, entrambi avete superato la soglia dei sessant’anni e sapete bene che a questa età, la residua programmazione degli anni che restano da vivere non è molto ampia, consente pochi spazi a progetti futuri, così come è giusto che avvenga per quelli più giovani. Tutti noi abbiamo programmato il nostro futuro immediato, sicuri di alcune certezze che adesso vengono a mancare, gettando nel più completo terrore chi dall’oggi al domani si accorge che è tutto cambiato, e non comprendendo la logica della ingiusta mannaia appena accennata. Siamo gli stessi che negli scorsi decenni, un po’ alla volta hanno visto trasformare il sistema previdenziale, ma che non si sono preoccupati, perché l’età, la forza, le ambizioni e quant’altro consentivano di riprogrammare il futuro, cosa che oggi non è più possibile come lo era prima. Dobbiamo pagare anche noi, vogliamo pagare anche noi, ben lieti di farlo per i nostri figli, ma ad un prezzo equo senza stravolgere le nostre esistenze. Non abbiamo la pretesa di indicare soluzioni, ma riteniamo che un differimento crescente rispetto alle originarie aspettative possa essere la soluzione più giusta ed imparziale. Non riteniamo che siffatta soluzione possa gravare eccessivamente sulle casse dello Stato, ma in compenso potremmo trovare una valida ragione per sopportare i sacrifici e continuare a sentirci orgogliosi della nostra nazione. Italiani dal 1952
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