A Riccione la grande mostra di VIVIAN MAIER Il ritratto e il suo doppio

20 aprile 2024 - 3 novembre 2024 Riccione, Villa Mussolini
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

 



IL RITRATTO E IL SUO DOPPIO, LA MOSTRA DI VIVIAN MAIER A RICCIONE
“Se hai qualcosa da dire, meglio farlo stando dietro alla macchina da presa che di fronte” (Vivian Maier).


In tutto il suo lavoro, ci sono temi ricorrenti: scene di strada, ritratti di anonimi estranei e persone con cui potrebbe essersi identificata, il mondo dei bambini, che conosceva molto bene, ma emerge una evidente predilezione per gli autoritratti.

Lei stessa appare in molti scatti, con una moltitudine di forme e variazioni, a tal punto da configurare una sorta di linguaggio all’interno del suo linguaggio.

La mostra fotografica Il ritratto e il suo doppio di Vivian Maier esplora proprio il tema dell’autoritratto a partire dai suoi primi lavori fino alla fine del Novecento. Le sue ricerche estetiche si possono ricondurre a tre categorie chiave, che corrispondono alle tre sezioni della mostra.

OMBRA (SHADOW)

Vivian Maier adottò questa tecnica utilizzando la proiezione della propria silhouette. Si tratta probabilmente della più sintomatica e riconoscibile tra tutte le tipologie di ricerca formale da lei utilizzate. L’ombra è la forma più vicina alla realtà, è una copia simultanea. È il primo livello di una autorappresentazione, dal momento che impone una presenza senza rivelare nulla di ciò che rappresenta.

H3 RIFLESSO (REFLECTION)

Attraverso il riflesso, a cui è dedicata la seconda sezione de Il ritratto e il suo doppio, l’artista riesce ad aggiungere qualcosa di nuovo alla fotografia, con l’idea di auto-rappresentazione.

Vivian Maier impiega diverse ed elaborate modalità per collocare sé stessa al limite tra il visibile e l’invisibile, il riconoscibile e l’irriconoscibile. I suoi lineamenti sono sfocati, qualcosa si interpone davanti al suo volto, si apre su un fuori campo o si trasforma davanti ai nostri occhi. Il suo volto ci sfugge ma non la certezza della sua presenza nel momento in cui l’immagine viene catturata.

Ogni fotografia è di per sé un atto di resistenza alla sua invisibilità.

H3 SPECCHIO (MIRROR)

L’ultima sezione della mostra di Vivian Maier è dedicata allo specchio, un oggetto che appare spesso nei suoi scatti. L’immagine è spesso rifratta da diversi specchi in modo tale che il suo viso sia riflesso più volte, in una cascata infinita.

È lo strumento attraverso il quale l’artista affronta il proprio sguardo. Ma a differenza di Narciso, che si distrusse nella contemplazione e nell’ammirazione della propria immagine, l’interesse di Vivian Maier per il ritratto di sé è piuttosto una disperata ricerca della sua identità. Vivian Maier con la sua macchina fotografica raccoglieva prove irrefutabili della sua esistenza, in fuga dall’invisibilità: ogni autoritratto è una affermazione della sua presenza in quel luogo e in quel momento particolare.


La mostra “VIVIAN MAIER. Il ritratto e il suo doppio”, dedicata alla grande fotografa americana che ha trascorso tutta la vita nel più totale anonimato, fino al 2007, quando è venuto alla luce il suo straordinario corpus di fotografie, scattate nelle strade di New York e Chicago. I suoi anonimi personaggi si fondono, a volte, e si sovrappongono alla sua stessa immagine riflessa, in una continua ricerca di identità.
La mostra, racchiusa in 92 scatti dischiude al visitatore l’arte di Vivian Maier, una delle più acclamate rappresentanti della street photography e lo trasporta nel mondo che lei ha ritratto in maniera così straordinaria e moderna.

VIAN MAIER:
1926: Vivian Maier nasce a New York il 1º febbraio da un padre di origine e cultura tedesca e da una madre francese. I genitori di Vivian hanno un rapporto conflittuale e presto si separano. Suo fratello Charles, di sei anni più grande, viene affidato alle cure della nonna paterna.

1930: Vivian, con sua madre Marie, si trasferisce nel Bronx dove vanno a vivere con la fotografa Jeanne Bertrand, amica di Marie e originaria della stessa vallata dei suoi antenati, in Francia.

1932: I due si trasferiscono in Francia, nella casa di famiglia a Beauregard, a Saint-Julien e poi nel vicino paese di Saint-Bonnet nelle Hautes Alpes. Vivian frequenta la scuola, dove le viene impartita una educazione cattolica.

1938: Il padre di Vivian chiede che Vivian con la madre torni a New York per prendersi cura del fratello Charles che sta per essere rilasciato da un riformatorio. I fratelli vivono insieme nell’Upper East Side per un anno.

Anni ’40: La famiglia si divide definitivamente e Vivian si trasferisce nel Queens, dove va a vivere con una vecchia amica di famiglia. Viene assunta nell’azienda di Madame Alexander Doll.

1950: Vivian eredita la casa di famiglia a Beauregard e torna in Francia per venderla. All’inizio del soggiorno di un anno acquista una semplice fotocamera a cassetta e scatta le sue prime foto. Successivamente ne scatterà altre centinaia dedicate ai paesaggi e agli abitanti della zona.

1951: Vivian torna a New York e continua a scattare fotografie, usando i suoi guadagni come assistente familiare. Accompagna una famiglia a Cuba.

1952-1954: Durante l’estate del 1952 acquista una Rolleiflex, migliorando così la qualità delle sue fotografie. Scatta foto per strada, ma cerca anche di costruire una carriera commerciale. Continua il suo lavoro come assistente familiare, accompagnando una famiglia in un viaggio in Canada e nell’Ovest degli Stati Uniti.

1955: Affascinata da Hollywood e dalle celebrità, Vivian decide di tentare la fortuna a Los Angeles. Viaggia di nuovo verso ovest attraverso il Canada e trova di nuovo lavoro come assistente familiare. In autunno si unisce al tour concertistico del trio Mary Kay come assistente per i figli dei musicisti. Il viaggio finisce a Chicago, dove si propone per un impiego presso la famiglia Gensburg.
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* Dopo il grande successo della retrospettiva dedicata a Robert Capa, Riccione è pronta ad ospitare due nuovi straordinari eventi espositivi a Villa Mussolini: “VIVIAN MAIER. Il ritratto e il suo doppio”, dal 20 aprile al 3 novembre 2024, “Jacques Henri Lartigue – André Kertész LA GRANDE FOTOGRAFIA DEL NOVECENTO”, dal 23 novembre 2024 al 6 aprile 2025..
La stagione culturale di Riccione proseguirà anche in autunno (e fino alla primavera dell’anno prossimo) quando Villa Mussolini ospiterà la prima assoluta italiana di due maestri della fotografia mondiale: Jacques Henri Lartigue e André Kertész, l’uno considerato il maestro dell’istantanea, l’altro il grande interprete della fotografia più riflessiva. La straordinaria esposizione di Riccione, composta da oltre 124 fotografie in bianco e nero, riunisce in un unico percorso espositivo le immagini più celebri di due dei più grandi maestri della fotografia del Novecento.


Ufficio Stampa