Sclerosi Multipla, Aism e metodo Zamboni

Oggi coloro che continuano ad osteggiare l'ipotesi di Zamboni, spesso con dei potenziali ed odiosi conflitti d'interesse con le case farmaceutiche, continuano a negare questi studi confermativi sventolando unicamente la bandiera di "Cosmo", a dire il vero oggi un pò sgualcita.
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Trieste, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Periodicamente coloro che avversano l'ipotesi formulata dal team del prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara) sulla possibile correlazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) e la sclerosi multipla (SM), spesso ignorando la letteratura medica più recente, tirano fuori con malcelato orgoglio lo studio epidemiologico "Cosmo", promosso dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism), che già nell'ottobre scorso a studio ancora in corso aveva trionfalmente annunciato alla stampa che "a oggi, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati".
Prima di commentare questo fantasmagorico studio Cosmo, che alcuni definiscono come "Unto dal Neurologo, ehm… scusate dal Signore" è bene analizzare l'ambigua posizione tenuta dall'Aism sulla scoperta del prof. Zamboni.
Come ormai noto l'annuncio ufficiale degli studi di Zamboni fu dato durante un importante convegno scientifico organizzato dalla Fondazione Hilarescere (che sostiene le sue ricerche) a Bologna nel settembre del 2009 dopo che gli interessanti risultati del team ferrarese-bolognese erano già stati pubblicati sulle principali riviste mediche del settore.
L'Aism negli anni precedenti non ha aveva né finanziato né fornito notizie su questo studio, ritenuto evidentemente di scarso valore scientifico, fece il suo primo e riduttivo comunicato sull'argomento appena il 18 settembre 2009, dopo la forte pressione subita dai malati che giustamente chiedevano loro informazioni (totalmente assenti dal sito Web).
Nei mesi successivi la pressione dei malati, sempre più stufi di vedersi propinate esclusivamente terapie farmacologiche costosissime, poco efficaci e con pesanti effetti collaterali, convinse i vertici dell'Aism o meglio della propria Fondazione a finanziare uno studio epidemiologico volto a verificare l'associazione della CCSVI nella SM, in seguito denominato profeticamente come studio "Cosmo".
Nel frattempo l'Aism aveva stabilito una collaborazione scientifica con lo scopritore della CCSVI, il prof. Paolo Zamboni.
Questa collaborazione fu bruscamente interrotta dallo stesso prof. Zamboni nel settembre 2010. Zamboni, durante un'audizione in Senato, dichiarò polemicamente alla stampa "Avevo chiesto di aspettare qualche mese per formare gli operatori che devono fare gli esami e mi è stato detto di no. Ho suggerito allora di ridurre il campione, in modo da farlo esaminare solo da tecnici già formati, ma anche questa richiesta è stata rifiutata. In queste condizioni la sperimentazione rischia di non dimostrare nulla, perché un tecnico non formato non è in grado di trovare la malformazione dei vasi sanguigni che secondo noi è alla base della Sclerosi”.
Il medico ferrarese venne sostituito da Erwin Stolz, della Clinica Neurologica dell’Università di Giessen in Germania e dichiarò ancora: ”Si tratta di un esperto di ecodoppler del cranio mentre per dimostrare il mio metodo gli esami vanno fatti al collo e al torace. Lo scetticismo c’è in tutte le associazioni sulla Sclerosi multipla del mondo, che hanno fondi soprattutto dalle case farmaceutiche”.
L'Aism non ritenne opportuno cercare di ricomporre la collaborazione con Zamboni nell'interesse dei malati e della ricerca e decise così di andare avanti a testa bassa con il proprio studio che, secondo Zamboni, aveva vizi piuttosto importanti.
L'avvio dello studio fu così annunciato di gran carriera nei primi mesi del 2011 con un’autocelebrazione scientifica vista raramente alla partenza di una ricerca (una delle tante sulla CCSVI in tutto il mondo) e con i due "principal investigators" neurologi che risultano avere dei potenziali conflitti d'interesse per via dei loro rapporti con alcune case farmaceutiche (facilmente documentabili), che ovviamente non vedono di buon occhio i pericolosi studi di Zamboni sulla CCSVI.
Da notare che i sonologi esaminatori erano costituiti in larga misura da neurosonologi, notoriamente assai poco esperti nella diagnostica ecografica delle vene extracraniche, come ammesso candidamente da uno di loro durante un convegno locale organizzato dalla stessa Aism.
Si è arrivati così all'ottobre 2011 dove, a studio ancora in corso (...) il potentissimo "principal investigator" dello studio, dr. Comi, dichiarò con fierezza alla stampa durante il congresso mondiale sulla sclerosi multipla “Ectrims” 2011 di Amsterdam che ""la frequenza di Ccsvi è stata confermata in meno del 10%”, e ancora "già con l’analisi ad interim di Cosmo si è completamente sgonfiata l’ipotesi che la Ccsvi sia una causa o una significativa concausa della sclerosi multipla”."
L'Aism anziché frenare le premature dichiarazioni di Comi confermò invece i dati da lui annunciati con un successivo comunicato che abbiamo già citato all'inizio.
Secondo alcuni epidemiologi simili dichiarazioni potrebbero costituire un "bias" di ricerca in grado di invalidare lo studio, essendoci ampie tracce di dichiarazioni fatte anzitempo (come in parte riportate) in grado di influenzare negativamente gli operatori dello studio (anche quando fossero stati perfettamente preparati…).
Come se ciò non bastasse nel dicembre 2011 il nervoso dr. Comi, durante un'intervista concessa al programma settimanale "Report" su RaiTre insultò il Dr. Salvi, neurologo e principale collaboratore del prof. Zamboni nei suoi studi, con parole profondamente ingiuriose (definendolo un “pervertito”).
A gennaio 2012 l'Aism, tanto per continuare a battere il ferro finché caldo, in un nuovo comunicato per autocelebrare il proprio studio ha parlato (!) di "dati certi sulla correlazione tra insufficienza venosa cronica cerebrospinale e sclerosi multipla" facendo finta di non sapere che numerosi altri studi pubblicati negli ultimi mesi del 2011 hanno già confermato le osservazioni di Zamboni (alcuni anche con esami più obiettivi come la venografia) e che comunque in Medicina nessuno studio può definirsi "certo" stante l'incertezza stessa della disciplina.
Oggi coloro che continuano ad osteggiare l'ipotesi di Zamboni, spesso con dei potenziali ed odiosi conflitti d'interesse con le case farmaceutiche, continuano a negare questi studi confermativi sventolando unicamente la bandiera di "Cosmo", a dire il vero oggi un pò sgualcita.
Gli antichi direbbero: Cui prodest?
Ufficio Stampa
Alessandro Rasman
Centro per i Diritti del Cittadino (CODICI) - Trieste
Italia
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