INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL PTE FRANCO BANCHI SULLE FRONTIERE DELLA POLITICA ITALIANA

Il Presidente del movimento PTE parla a 360° della politica locale, nazionale e degli scenari mondiali. Il posizionamento nel centro-destra e il disegno strategico di ricostruire un "centro che sceglie", autorevole, significante, dalla forte identità che torni a dare peso alla tradizione cristiano-democratica in Italia e Popolare in Europa. Secondo Banchi, "favorire l'ascesa di un centro come quello da noi presentato sarebbe un grande rafforzamento dell'emisfero politico del centro-destra".
Firenze, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

La politica italiana sta per entrare in una delle sue periodiche stagioni calde, vista l'imminenza di alcuni appuntamenti regionali, comunali ( anche di importanti centri ) ed europei.

Al fine di decifrare meglio questa interessante fase, abbiamo conversato con Franco Banchi, che insieme ai suoi numerosi interessi culturali, non hai mai abbandonato l'amore per la politica e presiede tuttora il movimento PTE ( Popolari Toscani Europei ).

Professore, che lettura può darci dell'attualità politica a cominciare da quella mondiale?

Per la verità non è una fase entusiasmante su tutti gli scenari, compreso quelli europei e mondiali. L'impressione che anche i grandi leader internazionali ( o sedicenti tali ) non abbiano la forza per affrontare e risolvere i gravissimi conflitti aperti. Si oscilla tra la scarsa capacità di analisi dei problemi ed una crescente impotenza. In pratica non vedo grandi disegni in politica estera. Se va bene si sposa il pragmatismo, a volte addirittura il cinismo. La lettura di un mondo secondo gli schemi di Yalta non funziona più. Dispiace non poco che entro questo scenario con tante variabili ( che sono anche opportunità ) l'Europa sia, per usare un eufemismo, timida. Le prossime elezioni europee sono l'ultima sveglia. Non ce ne saranno altre”.

E veniamo alle cose italiche...

Qui occorre distinguere tra necessità di scegliere da che parte stare ( qui ed ora ) e la costruzione nel tempo di una prospettiva di più ampio respiro. Per semplificare: la nostra scelta di muovere il PTE entro il perimetro del centro-destra, direi con spirito unitario e lealtà, è nei comportamenti e nei fatti. Questo porterà a candidature di nostri esponenti in liste di coalizione per contrastare legittimamente la visione e la prassi di una sinistra e di un centro-sinistra a cui noi siamo alternativi ( specialmente a Firenze ed in Toscana ).

Ma ad alcuni condizioni per noi non aggirabili: l'unità del centro- destra e la scelta di candidature a Sindaco e/o Presidente con un profilo coerente con i nostri valori, progetti e proposte. Pertanto non entreremo in un eventuale tenzone tra guelfi e ghibellini, non accettando strattonamenti di giacca da una parte o dall'altra dello schieramento”

Professore, la fase di prospettiva? Ce ne parli...

Per me, senza dubbi o infingimenti, la prospettiva, forse non immediata, è quella di ricostruire, diciamo pure rifondare un centro autorevole, significante, dalla forte identità che torni a dare peso alla tradizione cristiano-democratica in Italia e Popolare in Europa. Non però un centro omnibus in cui si sale solo strumentalmente fino alla fermata successiva o per non scegliere. Il Centro di cui parlare è quello che sa scegliere, quindi non è ondivago per costituzione. Ispirato dai valori dell'antropologia cristiana e dalla quelli dell' umanesimo più illuminato. In tutta sincerità, dico agli amici del centro-destra che favorire l'ascesa di un centro come quello da noi presentato sarebbe per tutti una grande opportunità di irrobustimento di questa parte dell'emisfero politico”.

Quali sono a suo parere le prossime frontiere della politica italiana viste dal centro ?

Non per forza in ordine prioritario, ma contestuale, ne evidenzio solo alcune: nuove forme di produzione e lavoro; scuola e formazione; famiglia, comunità e socialità innovativa.

Inutile chiudere gli occhi, il futuro è già arrivato: o ci facciamo travolgere per ignoranza ed istintivo rifiuto da novità come il digitale, l'automazione e l'intelligenza artificiale oppure decidiamo di guidare il fenomeno con intelligenza umanizzante. E la scuola sarà un vero presidio di garanzia se riuscirà a formare giovani donne ed uomini a tutto tondo, prima di professionisti specializzati. Al riguardo serve una grande “costituente della scuola italiana”, che porti l'intero parlamento a disegnare la scuola dei prossimi venti anni in modo completo e progettuale, uscendo dalla logica degli interventi isolati.

Per quanto riguarda l'universo della famiglia, occorre portare avanti un doppio binario: la difesa e promozione della vita attraverso leggi inequivocabili, ma, contemporaneamente, promuovere la ridefinizione di tutti i servizi di welfare in ottica di sussidiarietà, accompagnata da una nuova fioritura di organizzazioni sociali e le condizioni di nuove imprese al servizio del bene comune”.

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