Marco Carra: il tira e molla di Regione Lombardia sui luoghi di culto

La confusione regna sovrana.Prima fanno marcia indietro sulle distanze, poi si rimangiano tutto.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni) Tra l'assessore al territorio Viviana Beccalossi, di Fratelli d'Italia, e i colleghi leghisti deve essere scoppiata una bella guerra intorno alla legge sui luoghi di culto, concepita come legge anti-moschee. Nessun ripensamento sul principio, quello di fermare la realizzazione di luoghi di preghiera per gli islamici, piuttosto, forse, la diversa idea su come applicarlo con più decisione. Sta di fatto che la giunta regionale aveva deciso di modificare la legge in un punto preciso, cioè di di rinunciare alla facoltà di indicare le distanze minime tra moschee, sinagoghe, chiese e templi, lasciando questa previsione ai singoli comuni.
Sono due anni che la Regione deve fare la delibera, tenendo i comuni in stand-by. Lunedì la giunta approva la legge annuale di "semplificazione" - un provvedimento che interviene contemporaneamente su più norme regionali - e introduce la modifica. Martedì, con il testo non ancora pubblicato, si diffonde la voce. Alle 13.15 prima anomalia: la giunta si riunisce in modo urgente per revocare e riapprovare, emendata, la legge di semplificazione. Nel giro di qualche ora escono entrambi i testi e quella modifica alla norma c'è, tanto che noi abbiamo fattorilevare come la giunta regionale per due anni abbia impedito ai comuni di regolarizzare o autorizzare qualsiasi luogo di preghiera semplicemente evitando di applicare la propria legge" e che ora, dopo averlo riconosciuto, ha fatto marcia indietro. Non sappiamo esattamente che cosa succeda da quel momento, ma nemmeno mezz'ora dopo la giunta si riunisce per la terza volta in 36 ore, per la seconda in modo urgente, e quella norma sparisce. La "semplificazione" esce in una terza versione e la legge anti-moschee non è più tra quelle modificate. Lo aveva annunciato una nota, piccata, dell'assessore Beccalossi che negava qualsiasi modifica: un fatto che ancora sembrava contraddire la realtà, prima di scoprire della terza modifica in corsa.
Ufficio Stampa