I cattivi pagatori delle aziende italiane: prevalgono le insolvenze delle società di capitali e dei clienti ubicati nella stessa area geografica del creditore
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Principali evidenze per area Nielsen:
Area Nielsen 1
_ dal 2007 al 2010 il peso delle società di capitali tra i cattivi pagatori è aumentato di 5 punti percentuali, passando dal 38% al 43%. Il trend sembra mantenersi costante: al terzo trimestre 2011 si è registrata un’incidenza del 41%.
_ il valore dei recuperi verso i clienti della propria area Nielsen è diminuito dal 35% del 2007 al 33% del 2010, dato in crescita però di 3 punti percentuali al terzo trimestre 2011. Il peso dell’estero si attesta al 14%.
Area Nielsen 2
_ l’incidenza delle società di capitali tra i cattivi pagatori dal 2007 al terzo trimestre 2011 è aumentata di 17 punti percentuali, variando dal 32% al 49%.
_ il peso degli insoluti dei debitori situati nell’area Nielsen del creditore dal 2007 al 2010 è aumentato di 5 punti percentuali, passando dal 32% al 37%. Al terzo trimestre 2011 il dato si attesta al 32%. L’estero rappresenta il 13% del totale insoluti.
Area Nielsen 3
_ dal 2007 al 2010 il peso delle società di capitali tra i cattivi pagatori è passato dal 38% al 44% (+ 6 punti percentuali). Il dato è stabile al terzo trimestre 2011.
_ il peso degli insoluti dei debitori situati nella propria area Nielsen è aumentato dal 44% del 2007 al 57% del 2010 (+13 punti percentuali). Al terzo trimestre 2011 si registra un calo di 6 punti percentuali sul 2010. Il peso dell’estero, più alto rispetto alle altre aree Nielsen, è del 17%.
Area Nielsen 4
_ qui l’incidenza delle società di capitali tra i cattivi pagatori dal 2007 al 2010 è aumentata di 10 punti percentuali, passando dal 41% al 51%. Al terzo trimestre 2011 il valore è tornato al 41%.
_ dal 2007 al 2011 il valore dei recuperi verso i clienti della propria area Nielsen hanno avuto un andamento altalenante attestandosi al terzo trimestre 2011 al 64%, rispetto al 63% del 2007. L’estero rappresenta il 12% del totale insoluti.
Lo studio dell’atteggiamento preventivo delle aziende italiane ha fatto emergere una obiettiva difficoltà nel gestire il rischio anche nelle zone geograficamente più vicine e quindi meglio conosciute. Diversamente, in riferimento alla forma giuridica del debitore, sembra che le attività di prevenzione siano più mirate e meglio gestite soprattutto nei confronti di quei soggetti che generano più insoluti.
“Le tendenze emerse dall’analisi, – commenta Alessandro Salvatelli, presidente di Assicom S.p.A. – rovesciano di fatto la situazione rispetto al periodo pre-crisi, dove le società di capitali erano meno insolventi rispetto alle altre forme societarie e le imprese vicine per territorio erano le meno pericolose perché direttamente conosciute o con rapporti consolidati. In uno scenario di mercato sempre più complesso, è strategico – conclude Salvatelli - avviare un’attenta gestione dei crediti commerciali estesa all’intero portafoglio clienti e non solo verso le situazioni potenzialmente più rischiose, avvalendosi di strumenti utili a contenere il rischio.”