Gli oligoelementi: la terapia di fondo di tutte le malattie

Definirli micronutrienti è forse riduttivo: gli oligoelementi, è vero, tra minerali e metalli (arsenico, bromo, iodio, cobalto, ferro, rame, manganese, cromo, selenio, per citarne soltanto qualcuno), sono una ventina e rappresentano soltanto l’1% di tutti i componenti dell’organismo.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Malgrado però la loro presenza “in tracce”, che rispecchia quello stretto legame che le specie animali, uomo incluso, hanno instaurato nel corso dell’evoluzione con l’ambiente circostante, essi svolgono un ruolo fisiologico imprescindibile, sia strutturale sia funzionale: sono infatti essenziali per lo svolgimento di un’ampia varietà di reazioni chimiche. “Questo implica che la carenza di uno o più oligoelementi si traduca inevitabilmente e in uno stato disfunzionale e patologico” afferma la dottoressa Simonetta Marucci, medico chirurgo specialista in endocrinologia e omeopata a Spoleto. “Già gli antichi Romani, per esempio, avevano intuito che il rame ha un effetto positivo sui reumatismi. Ma soltanto il medico francese Jacques Menetrier, ritenuto il padre dell’oligoterapia, a cavallo tra il XIX e il XX secolo apportò un contributo scientifico decisivo, dimostrando che gli oligoelementi fungono da coenzimi”. È opportuna però una doverosa precisazione: a parte qualche eccezione (per esempio ferro e rame), non è possibile determinare gli oligoelementi nell’organismo. In altre parole un loro possibile deficit può essere sospettato o dedotto soltanto sulla base di un’approfondita valutazione clinica. “In altre parole gli oligoelementi sono la chiave interpretativa di numerose patologie non documentabili con i tradizionali dosaggi di laboratorio oppure di sintomi che si manifestano o persistono a dispetto di un profilo apparentemente normale degli esami del sangue” precisa la dott.sa Marucci. “Laddove la medicina convenzionale tende a negare la malattia a causa dell’assenza di un’evidenza organica, l’oligoterapia, con il suo approccio olistico, interviene in senso correttivo, creando i presupposti affinchè i farmaci, siano essi allopatici oppure omeopatici, possano svolgere la propria azione terapeutica. Essa agisce, insomma, da ‘starter’, riattivando i sistemi enzimatici dal cui blocco scaturiscono, a seconda dei casi, sintomi fisici e mentali”. Per ottenere questo effetto è fondamentale individuare la diatesi. La diatesi è la predisposizione che ciascuno può avere allo sviluppo di specifiche malattie, spiega perché un agente infettivo può provocare sintomi variabili da un individuo all’altro e si configura nell’ambito di cinque categorie: diatesi allergica, in senso respiratorio, alimentare o cutaneo, trattata con manganese e zolfo; ipostenica, assimilabile al terreno tubercolinico dell’omeopatia, caratteristico degli individui che vanno spesso incontro a malattie respiratorie e traggono giovamento dall’associazione manganese-rame; distonica, associata a disturbi neurovegetativi e neurovascolari (palpitazioni, cefalee, distiroidismi, colon irritabile) e responsiva a manganese e cobalto; anergica, per la quale si impiegano rame, oro e argento; e infine la sindrome da disadattamento, distinta in un sottotipo astenico, con deficit energetico solitamente trattato con zinco e rame, e in un sottotipo metabolico, con cattiva regolazione glicemica, disturbi digestivi e tendenza alla depressione, per la quale sono indicati zinco, nichel e cobalto, utili per l’insulinoresistenza e il controllo del peso.
Gli oligoelementi vengono somministrati in forma liquida gluconata - un esempio è la linea Oligosol Labcatal di iMO - per via sublinguale, che consente un rapido assorbimento: questa modalità è estremamente maneggevole e può avere finalità sia terapeutica sia preventiva, come nel caso in cui sia opportuno supportare le difese organiche nei cambi di stagione o modulare la reattività allergica in soggetti rinitici o asmatici. “Due sono i presupposti di base da mettere in pratica” aggiunge la dott.sa Marucci: “Innanzitutto occorre stimolare l’eliminazione delle tossine, favorita peraltro dallo stesso gluconato presente nella fiala dell’oligoelemento e da modificazioni della dieta (molti alimenti, infatti, a causa della presenza di pesticidi, antibiotici e conservanti – tutti contaminanti detti “endocrine disruptors” – sequestrano gli oligoelementi, impoverendo l’organismo, e devono essere perciò evitati); in secondo luogo l’oligoterapia va praticata a cicli (solitamente di un mese) in quanto, una volta saturati i sistemi enzimatici, la sua azione si esaurisce. Essa è dunque una terapia di fondo, che consente di intervenire successivamente con qualsiasi altro farmaco, massimizzandone l’effetto”.
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