Al Teatro DUSE di Bologna "Il mercante di Venezia" di William Shakespeare con Silvio Orlando. Regia di Valerio Binasco

Popular Shakespeare Kompany. 28-30 novembre 2014
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Forlì, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

"Il mercante di Venezia"
di William Shakespeare.
Con Silvio Orlando e con (in o.a.) Andrea Di Casa, Fabrizio Contri
Elisabetta Mandalari, Milvia Marigliano
Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli
Fulvio Pepe, Sergio Romano
Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati.
Musiche originali di Arturo Annecchino
Scene Carlo de Marino.
Luci Pasquale Mari.
Costumi Sandra Cardini.

Orari spettacolo
Feriali ore 21,00, domenica ore 16,00.

Durata
2 ore e 30 minuti compreso intervallo.

Produzione Veronica Mona
con Oblomov Films S.r.l. e
Compagnia Enfi Teatro.

In seguito al successo di Romeo e Giulietta (produzione Teatro Eliseo 2011, con Riccardo Scamarcio e Deniz Ozdogan), è nata nel 2012, per iniziativa di Valerio Binasco, una nuova compagnia, la Popular Shakespeare Kompany, che ha avuto il suo battesimo ufficiale con lo spettacolo la Tempesta all’interno del Festival Shakespeariano di Verona.
La compagnia si impegna ogni anno a mettere in scena un classico, con l’intento di offrire al pubblico grandi testi, sotto il segno di una nuova creatività.
Ora la Compagnia porta il Mercante di Venezia, una delle opere più note di Shakespeare.
La storia è nota: siamo a Venezia, è il XVI secolo. Bassanio, giovane gentiluomo veneziano, vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiarla degnamente, chiede al suo carissimo amico Antonio, il mercante di Venezia,tremila ducati in prestito. Antonio non può prestargli il denaro poiché ha investito in traffici marittimi. Garantirà per lui presso Shylock, usuraio ebreo, che non sopporta lo stesso Antonio, poiché presta denaro gratuitamente, facendo abbassare il tasso d'interesse nella città. Nonostante ciò, Shylock accorda il prestito a Bassanio. L'ebreo però, in caso di mancato pagamento, vuole una libbra della carne di Antonio… richiesta che alla fine gli si rivolgerà contro.
Nella messa in scena di Valerio Binasco, però, si indaga profondamente nelle categorie di ‘bene’ e di ‘male’ fino a rimescolarle: fondamentale diventa allora lo scontro tra una moltitudine di uguali - i cristiani di Antonio -, e il singolo diverso - l’ebreo Shylock. Il male c’è, ma è il denaro in sé. “Nel Mercante, tutto gira intorno a un gruppo di amici”, spiega nelle note di regia Binasco: “Gli eroi di questa storia non sono degli eroi. Stanno in seconda e terza fila nella vita. Ma a hanno delle inquietudini. Una spinta che li porta al gesto rischioso. Tuttavia, il fatto che siano sempre avventure condivise con gli amici fa di loro degli eroi un po’ paesani, creatori di aneddoti più che di leggende. Il testo appare dunque come “una cupa contro-favola”, una storia che sembra una favola, ma che fa sorridere solo gli adulti, perché han perso ogni speranza. “Noi non dobbiamo cedere a questa tentazione.”, continua il regista: “Anzi: noi dobbiamo fare del mercante una grande favola, e una festa del teatro. Cioè della speranza.”. E queste sono le intenzioni.
Quanto alla questione dell’antisemitismo, classica accusa che vien mossa all’opera, Binasco ribadisce: “Nel mercante di Venezia le differenze religiose sono tratteggiate in modo fatuo: non è un problema di fede, ma di conformismo. L’essenziale, riguardo a Shylock, non è che è un eretico o un ebreo, ma che è un outsider”.
Il Mercante alla fine è una commedia. Tuttavia a leggerlo si prova anche un certo cupo disagio: “La terribile, umiliante, meschina sconfitta di Shylock”, ritorniamo a Binasco: “giusta o non giusta che sia, mi mette a disagio. Annuncio fin d’ora che starò dalla sua parte. Del resto, il bene e il male si spostano di continuo nel corso della pièce. Dipende dalle circostanze. Questa è una verità moderna e inattaccabile. La verità di una favola che rivela che non c’è nessuna verità. Eppure la vita può essere lo stesso una festa. Anche se il giorno stenta ad apparire. E non è notte né giorno. È l’ora stramba del teatro, quando sorge una luna di carta, e il vento accarezza le foglie senza fare alcun rumore. Niente ci ferisce. Nemmeno la vita. Non c’è nulla di più lieve, al mondo, del nostro essere qui. Insieme. Uguali”.

INFO:
www.teatroduse.it
Ufficio Stampa
Allegati
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