ALLA FAMIGLIA OTTOZ IL XXVI PREMIO EMILIO E ALDO DE MARTINO “AMORE PER LO SPORT E PER LA VITA”

Il 'Cuore d’argento' al prof. Robertino Ghiringhelli. La manifestazione, condotta da Bruno Pizzul, si svolgerà a Milano, lunedì 6 ottobre. alle ore 18,30, nella Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano, in via San Paolo 12 (metro Duomo). L'evento è aperto al pubblico. www.premiodemartino.it
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - sport) Il Premio Internazionale Emilio e Aldo De Martino “Amore per lo Sport e per la Vita”, giunto alla ventiseiesima edizione, quest'anno sarà consegnato alla famiglia Ottoz, che per 38 anni ha detenuto il record italiano dei 110 ostacoli.

Dopo il grande Eddy, il più insigne specialista italiano degli ostacoli alti, il figlio primogenito Laurent ha strappato a papà il record, ha messo insieme 10 titoli italiani su distanze olimpiche, il doppio di Eddy, e vanta il primato mondiale dei 200 ostacoli (22”55): il secondogenito Patrick e la figlia Pilar sono stati entrambi impegnati nell'atletica; Patrick in particolare ha vestito 2 maglie azzurre. Inoltre, la nonna materna dei tre ragazzi, Gabre Gabric, che si allenava con Ottavio Missoni, fu la prima italiana a sfondare il muro dei 40 metri nel disco, e il nonno materno, Alessandro Calvesi, coach di Eddy, è anche lui un mago degli ostacoli.

La motivazione del riconoscimento, assegnato dall'Associazione omonima, è il seguente: “I risultati di eccellenza, che fanno onore allo sport italiano, ma ancor di più la passione che fa di tutti i membri della famiglia dei paladini e promotori dell’atletica leggera, e la loro 'pulizia', accompagnata dal coraggio, davvero esemplare. La lettera alla Gazzetta dello Sport di Laurent Ottoz sul “caso Schwazer” con il suo 'no' chiaro al doping, esprime la concezione sana dello sport come strumento di promozione individuale e sociale. Barare non si può. Bisogna vivere lo sport con gioia e lealtà. Il fine non giustifica i mezzi. Il modo conta più del risultato. Una lezione, che è bello ogni tanto sentire”.

Il Premio Internazionale Emilio e Aldo De Martino, da quando nel 2008 viene dedicato alle famiglie di sportivi, è stato dato alle famiglie Mangiarotti, Moser, Simeoni-Azzaro, fratelli Abbagnale, Cagnotto.

I premiati sono selezionati tra coloro che “con clamore o in silenzio, professionista o dilettante, operano nello sport con amore e un comportamento, verificato nel tempo, non connotato dall’emotività e dall’agonismo inteso come modo di vivere”.

La manifestazione si svolgerà a Milano, lunedì 6 ottobre alle 18,30, nella Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano, gentile ospite della cerimonia (in via San Paolo 12 - metro Duomo). Come da tradizione, conduce Bruno Pizzul. L'’Albero d’Europa’ del maestro Mario Rossello sarà consegnato alla famiglia Ottoz al completo da Andrea Vaccani, Presidente dell'Associazione e Carla De Martino, moglie di Aldo.
Il premio speciale ‘Cuore d’argento’ sarà assegnato al prof. Robertino Ghiringhelli, per l'istituzione del Fondo Emilio e Aldo De Martino all'Università Cattolica del S. Cuore, un patrimonio culturale che può essere così tramandato alle nuove generazioni e aprire nuovi orizzonti.

Il nome di Aldo De Martino è legato anche al “Trofeo Città di Arco- Beppe Viola” con un Premio ai giornalisti under 35, alle iniziative del Gruppo lodigiano Pionieri e Veterani dello Sport nell'ambito delle quali annualmente in novembre si assegna un ‘Cuore d’argento’, e al Premio Internazionale Vincenzo Torriani, che creò Aldo stesso nel 1998.

Aldo De Martino (1927-2006), giornalista, scrittore, scrisse anche pagine importanti della tv giungendo a sovrintendere tutta la produzione della sede milanese RAI, con risultati epici, come un Fantastico da 26 milioni e 600mila spettatori - record assoluto - i Promessi Sposi, Linea di confine in alta definizione. Benemerito di Milano, ricevette l'Ambrogino d’Oro e altri attestati. Creò il 'Premio Emilio De Martino – Amore per lo Sport', nel 1966, per onorare il padre Emilio (1895-1958), anch'egli giornalista e scrittore prolifico (tra l'altro ideò la prima pagina sportiva del Corriere della Sera dove lo aveva assunto Albertini).

Il Presidente dell'Associazione Andrea Vaccani dichiara: “Ringrazio soci e amici che con passione portano avanti i valori dei due grandi giornalisti Emilio e Aldo, padre e figlio.
Tra questi, oltre la signora Carla De Martino, ci sono protagonisti della vita pubblica come i giornalisti Bruno Pizzul, Sergio Zavoli, Pilade Del Buono, Claudio Gregori, Ennio Vitanza, Alessandra Muglia, Carlo Monti - grande atleta - Andrea Bosco, Marco Pastonesi, Giuseppe Castelnovi; imprenditori come Fausto Rascaroli, Alcide Cerato, Mario Dagnoni, Ernesto Colnago, Roy W.Rhode, Armando Malinverni, Mario Arrigoni, Teobaldo Cusi, Giuseppe Moroni; personaggi come l'annunciatrice Mariolina Cannuli; professionisti come Giuseppe Barranco, Luigi Prisco, Francesco Vecchi; 'semplici' amici come Ruggero Cornini, Rino Motta e Giuseppe D'Amato; operatori nello sport come Vincenzo di Cugno di Molviano, Giuseppe Figini, Luigi Magri; campioni come Ercole Baldini, il grande fotografo Vito Liverani, il maestro Luigi Poletti, caro ad Aldo, raffinato collezionista d'arte moderna. E ancora Augusto Stagi, direttore di Tuttobici, fedele mediapartner, e Gruppo Areté che cura da sempre l'ufficio stampa delle nostre attività.”


PER 38 ANNI IL RECORD ITALIANO DEI 110 OSTACOLI È APPARTENUTO AGLI OTTOZ

Eddy Ottoz è nato in piena guerra, il 3 giugno 1944, a Mandelieu-la-Napoule, sul mare vicino a Cannes, in Francia. Figlio di un aostano e una francese, fu trapiantato a 14 mesi - senza documenti, da autentico clandestino - tra i monti della Valle d’Aosta e l’ha onorata. Ha vestito la maglia azzurra per 27 volte. Ha vinto le Universiadi del 1965, battendo Davenport. Per 3 volte è stato campione europeo indoor sui 60 ostacoli nel triennio 1966-68. È stato protagonista di due tournèe in Nord-America, nel 1967 e nel 1969, con vittorie su Hicks ad Albuquerke, su Davenport a Toronto, su Hall a Baltimora.
Ha inanellato 5 titoli italiani e stabilito per 20volte il primato italiano, la prima il 4 luglio 1964 a Berlino con 13”9. Lo ha migliorato fino a 13”4. Quest’ultimo record, che è poi il 13”46” elettrico di Città del Messico, ha resistito per 26 anni, ed è stato battuto il 30 agosto 1994, proprio a Berlino, dal figlio Laurent, che ha corso in 13”42. Poiché questo primato ha retto fino al 23 giugno 2002, quando Giaconi ha corso in 13”35, per 38 anni il record italiano dei 110 ostacoli è appartenuto agli Ottoz.

Dal 2001 al 2012 Eddy è stato membro della Giunta Nazionale del CONI.
Eddy Ottoz è l’unico italiano ad essere salito sul podio olimpico dei 110 ostacoli. Compì l’impresa ai Giochi di Città del Messico, a 2240 metri di quota. Vinse la terza batteria in 13”5. Ripeté lo stesso tempo in semifinale, secondo dietro allo statunitense Ervin Hall, 13”3. Nella finale, il 17 ottobre 1968, scese a 13”4, 13”46 elettrico, e fu terzo a 0”13 da Willie Davenport e a 0”04 da Hall.

Prima dei Giochi di Tokyo ‘64 mai un italiano era arrivato in finale negli ostacoli alti. Ottoz, con Mazza e Cornacchia, ruppe il tabù. A vent’anni fu quarto, a 0”17 dall’oro, a 0”06 dal podio. , scrisse Gianni Brera quel giorno. Era un talento puro, elegante e rapido. Non strapotente sul piano fisico – era alto 1.79 per 68 chili contro 1.85 per 84 chili di Davenport – basava tutto sulla tecnica.

Nei 110 ostacoli è stato per sei anni (1964-69) tra i primi quattro del mondo e per cinque – dal 1965 al ’69 – il numero uno d’Europa. Vinse per due volte i campionati europei. A Budapest, il 4 settembre 1966, fu primo in 13”7 con tre metri di vantaggio sul tedesco Heinrich John. Il 20 settembre 1969, ad Atene, s’impose in 13”5 con due metri su Dave Hemery, olimpionico dei 400 ostacoli nel ‘68, quattro su Alan Pascoe, campione d’Europa e del Commonwealth nei 400 ostacoli, e cinque sul francese Guy Drut, oro olimpico a Montreal ’76. Un ordine d’arrivo regale.

LA FAMIGLIA OTTOZ

Eddy Ottoz ha sposato la figlia del suo allenatore Alessandro Calvesi, Lyana, saltatrice in alto. La mamma di Lyana è Gabre Gabric, prima italiana a sfondare il muro dei 40 metri nel disco. Il papà Alessandro Calvesi, buon ostacolista prima della guerra, è il mago degli ostacoli. Anche i tre figli di Eddy e Lyana hanno fatto atletica. Questa fedeltà, unita alla qualità dei risultati, accresce di fulgori l’albero genealogico.

Alessandro Calvesi, anche eccellente cavaliere e competitore della Mille Miglia, ha reso famosa nel mondo la scuola italiana degli ostacoli. Tra i suoi allievi ci sono Armando Filiput, campione europeo a Bruxelles 1950 nei 400, Salvatore Morale, campione europeo e primatista del mondo (49”2) sui 400 a Belgrado 1962, Roberto Frinolli, campione d’Europa a Budapest 1966 nei 400, oltre a Ottoz, al britannico Alan Pascoe e al francese Guy Drut, olimpionico e, con 13”0 nel ’75, ultimo primatista mondiale manuale.

Calvesi destò sensazione ai Giochi di Tokyo 1964 mandando in finale i tre azzurri: oltre a Ottoz, anche Giovanni Cornacchia e Giorgio Mazza. Aveva messo a punto anche Livio Berruti, prima della favolosa vittoria nei 200 piani ai Giochi di Roma. “Con lui è incominciata la scienza dell’allenamento”, dichiara oggi Berruti. Poiché nel 1938 Calvesi fu immortalato nel “Discobolo” di Publio Morbiducci, per cui fece da modello ai tempi in cui era studente all’Accademia della Farnesina, è bello pensare che il suo occhio sapiente continui a scrutare i giovani nuovi che corrono allo Stadio dei Marmi.
Gabre Gabric, all’anagrafe Ljubica Gabric, era nata in Dalmazia, a Imoschi, in croato Imotski, la culla di Boban. Ha vestito la maglia azzurra 26 volte nell’arco di 17 anni, dal 1936 al 1952. Ha lanciato il disco in 2 Olimpiadi, Berlino ’36 e Londra ’48. Ha migliorato per 8 volte il primato italiano, portandolo da 35,38 a 43,35, con un progresso di 8 metri. Nel ‘42 ha stabilito anche il primato italiano del lancio del peso con 12,40. Nel disco per 4 volte è stata campionessa italiana.

La sua storia è un romanzo. Il padre era austriaco, militare a Mostar. La madre, russa, morì di spagnola a 21 anni, così Gabre crebbe a Chicago presso lo zio. Poi, a 12 anni, tornò a Zara. Si allenava con Ottavio Missoni, lo stilista, facendo canottaggio e atletica. Trovò lavoro a Milano ed entrò in nazionale. Finita la carriera, seguì l’atletica da pubblicista e da praticante appassionata nelle gare masters. Era intima amica di Fanny Blankers-Koen, l’olandese che a Londra ’48 eguagliò Owens vincendo 4 ori.

Gianni Brera per lei ha coniato un bel neologismo 'dolcenergica'. Invece definì la figlia Lyana, che era 'flessibile come un giunco', 'altista assai svogliata ai suoi bei dì'. Quello 'svogliato', in ogni caso, è stato poi riscattato da mezzo secolo di vita dedicato con gioia e creatività all’atletica.

Tutti e tre i figli di Lyana – Laurent, Patrick e Pilar – hanno fatto atletica. Pilar, un talento, fu fermata a 19 anni da problemi ortopedici. Laurent, invece, ha preso di mira papà. Prima lo ha buttato fuori dall’elenco dei primatisti italiani in carica, strappandogli il record dei 110 ostacoli. Poi, con la tenacia del roditore, ha collezionato, nell’arco di 17 anni – dal 1989 al 2006 – 28 presenze in maglia azzurra, una più del genitore. Si è anche dimostrato più eclettico, stabilendo per due volte anche il record italiano dei 400 ostacoli: nel 1995 ha corso in 48”55 a Livorno e in 48”53 a Losanna. Ha messo insieme 10 titoli italiani su distanze olimpiche, il doppio di papà: 4 sui 110 ostacoli, 6 sui 400 ostacoli. Vanta anche l’unico primato mondiale della famiglia: 22”55 sui 200 ostacoli.
Patrick ha vestito per 2 volte la maglia azzurra. Ha corso i 400 ostacoli in un ottimo 49”24, che non gli è bastato per andare ai Giochi di Atlanta ’96, messo fuori da Mori, Saber e dal fratello Laurent. Patricĸ e Laurent, invece, avevano gareggiato insieme ai Mondiali di Goteborg 1995 e Laurent, 48”90, aveva fatto meglio del fratellino, 49”65.
Ufficio Stampa
Annalia Martinelli
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