Endocrinologi italiani in prima linea per la prevenzione: la salute del Terzo millennio dipende anche dagli ormoni

Dal 27 al 30 maggio oltre 1.000 endocrinologi dall’Italia e dal mondo a Taormina per il 38° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrinologia, con il passaggio di consegne al Presidente eletto, Andrea Lenzi.
Taormina, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Sono gli ormoni, le molecole della vita, a decidere il nostro destino quanto a salute e benessere. Lo stile di vita conta così come la sana alimentazione, necessaria per la sintesi ormonale, che interferisce in modo palese sul buon funzionamento del sistema endocrino, quell’intricato insieme di ghiandole e sostanze ormonali che influenzano tutte le funzioni dell’organismo. Ma sarà la prevenzione la vera svolta alla quale puntano gli endocrinologi per avere in futuro giovani generazioni sane.
L’endocrinologia italiana, che dal 27 al 30 maggio riunisce a Taormina i massimi esperti mondiali, in occasione della 38° edizione del Congresso Nazionale della SIE (Palazzo dei Congressi, Piazza Vittorio Emanuele II), decide che è tempo di cambiare pagina: troppi padri-nonni, troppa infertilità e aumento di tumori rari, troppo diabete e obesità. Lo specialista endocrinologo deve diventare l’“amico” della salute riproduttiva e del benessere globale dell’individuo.
«L’endocrinologo del terzo millennio deve essere inteso oggi come il perfetto connubio tra il medico generalista e il medico internista – afferma Andrea Lenzi, Professore ordinario di Endocrinologia e Direttore della Sezione di Fisiopatologia Medica del Dipartimento di Medicina Sperimentale alla “Sapienza” Università di Roma e Presidente eletto SIE – ci si dovrebbe rivolgere a questo specialista tutte le volte che si avverte qualcosa di diverso dallo standard delle funzioni del proprio organismo. Un controllo ormonale è d’obbligo specie tra i 30 e i 40 anni, se non si è fatto prima, e può cambiare in meglio la qualità della vita».
I disordini tiroidei, il malfunzionamento dell’ipofisi, le alterazioni della sessualità e della sfera riproduttiva maschile e femminile, ma anche le problematiche nutrizionali e la salute endocrinologica di genere, saranno al centro dell’intensa attività delle giornate congressuali che accolgono oltre 1.000 specialisti endocrinologi dall’Italia e dal mondo, tra cui Chris Thompson dell’Università di Dublino, Martin Schlumberger dell’Institute Gustave Roussy di Parigi e Martin Reincke, Presidente della Società scientifica tedesca di Endocrinologia.
Il ruolo della prevenzione nelle varie fasce di età è cruciale e non solo nel campo della fertilità. Fumo, alcol, sostanze stupefacenti e un’alimentazione scorretta, che porta a disordini ormonali che generano diabete, obesità o, al contrario, anoressia, e alla formazione di tessuto adiposo che, contrariamente a quanto si riteneva in passato, viene oggi considerato un vero e proprio organo endocrino capace di secernere ormoni e interagire con altre strutture endocrine, vanno combattuti e modificati il più precocemente possibile così come è perentorio identificare nei primi anni di vita alterazioni che possono essere curate e non dare conseguenze drammatiche sulla salute del futuro adulto.
«Recentemente la disciplina endocrinologica ha posto grande attenzione alla prevenzione primaria e secondaria mirate a interventi sullo stile di vita dannoso e sui fattori di rischio ambientali, in particolare sui nuovi fattori di rischio che vengono definiti “interferenti endocrini”, sempre più chiamati in causa, che riguardano un gruppo di sostanze, quali i derivati delle plastiche e gli idrocarburi, che agendo attraverso vari meccanismi appaiono correlati ad un incremento dello sviluppo di tumori, malformazioni genitali, alterazioni del liquido seminale, sterilità, alterazioni della pubertà nella donna, del ciclo mestruale, dell’ovaio e della fertilità – sottolinea Lenzi – gli ormoni d’altra parte danno segno di sé solo quando sono realmente in eccesso o in difetto, ma siamo in grado di accorgerci per tempo delle alterazioni in arrivo con un semplice prelievo di sangue e una visita adeguata».
L’alimentazione gioca un ruolo decisivo nello scacchiere ormonale. Sia la qualità che la quantità dei cibi possono influenzare in maniera importante non solo la produzione dei singoli ormoni ma il loro funzionamento a livello degli organi bersaglio. Ad esempio, i dati epidemiologici confermano che l’obesità o l’eccessiva magrezza sono causa del 12% dell’infertilità totale. La spiegazione sta nel fatto che in queste condizioni si verifica un’alterazione nella produzione di ormoni che interferisce con la regolazione del ciclo e questo può determinare modifiche delle mestruazioni fino alla loro scomparsa (amenorrea). Nelle donne obese si verifica spesso l’insulino-resistenza che si associa alla sindrome dell’ovaio policistico, così come negli uomini sovrappeso o obesi si ha la produzione di un minor numero di spermatozoi normali e mobili oltre che effetti sulla funzione erettile.
«Personalmente mi piace definire il cibo come un para-farmaco o anche un para-ormone – dichiara Lenzi – a parte alcune sostanze come le vitamine che sono dei veri e propri ormoni con l’unica differenza che l’organismo non è in grado di fabbricarli e deve approvvigionarsene dall’esterno, tutti gli alimenti, proteine, zuccheri grassi, persino l’acqua e i sali minerali, lavorano in sinergia con gli ormoni per farci star bene. Con il cibo condizioniamo le modalità, la quantità e la qualità d’azione dei nostri ormoni».
L’endocrinologia italiana cresce: la ricerca è in corsa per l’identificazione di nuove molecole per il trattamento dei tumori maligni delle più importanti ghiandole endocrine; in pieno sviluppo la medicina endocrinologica di genere, declinata al maschile e al femminile; aumentano i giovani specialisti in endocrinologia sotto i 35 anni di età che si dedicano alla ricerca.
«Come Presidente neo eletto della Società Italiana di Endocrinologia posso dire che il lavoro dei prossimi quattro anni sarà dedicato e avrà come obiettivo la promozione della cultura endocrinologica nel nostro paese con iniziative – spiega Lenzi – di informazione e comunicazione destinate ai medici di medicina generale, ai pediatri e alla popolazione generale, nell’ottica di una politica di prevenzione che, a mio avviso, è la sola in grado di far risparmiare sofferenze ai pazienti e costi al Servizio Sanitario Nazionale».
Ufficio Stampa
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