Il turismo e la Grande Guerra di Danilo Dolcini

Parto dal presupposto che mi sembra così inconcepibile che un paese come il nostro, così ricco di storia e di arte, non sia in grado di mantenere fra turismo diretto ed indotto una buona fetta della nostra popolazione in età lavorativa. Un qualsiasi altro paese europeo con i nostri “tesori” farebbe faville; basti vedere come gli inglesi sono in grado di sfruttare i resti del Vallo di Adriano o i francesi tutto quanto è presente in Normandia e relativo al D-Day.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - turismo) Parto dal presupposto che mi sembra così inconcepibile che un paese come il nostro, così ricco di storia e di arte, non sia in grado di mantenere fra turismo diretto ed indotto una buona fetta della nostra popolazione in età lavorativa. Un qualsiasi altro paese europeo con i nostri “tesori” farebbe faville; basti vedere come gli inglesi sono in grado di sfruttare i resti del Vallo di Adriano o i francesi tutto quanto è presente in Normandia e relativo al D-Day.

Mancanza di volontà o incapacità? Credo che anche in questo ambito si manifestino tutti i nostri peggiori difetti: furbizia, approssimazione ed incapacità ad unirsi nello sforzo comune e per il bene comune. Non sono caratteristiche specifiche esclusive del mondo del turismo, ma purtroppo sono estese a tutto il tessuto sociale italiano; caratteristiche che non ci permettono di decollare davvero, malgrado le nostre indiscusse potenzialità e il ben di Dio che abbiamo costruito nei secoli.

Quali altri paesi hanno dato i natali ai personaggi famosi che abbiamo avuto in Italia? Quanti e quali episodi storici si sono svolti in questo paese degni di rilevanza? Diciamocelo onestamente: non siamo in grado di sfruttare quanto abbiamo a disposizione. A tutto ciò possiamo poi sommare una caratteristica a mio avviso tutta nostra: la totale assenza di senso della Patria e dell’unità nazionale che negli anni invece di aumentare, va deteriorandosi. Salvo qualche partita della Nazionale. Per esperienza diretta anche nel più sgangherato dei paesi che ho visitato, questo sentimento è più elevato di quanto lo si possa riscontrare in Italia.

Un primo riscontro fra storia e turismo, noi che operiamo da qualche anno nel settore, lo abbiamo avuto nell’occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: qualche tentativo di promuovere l’evento anche attraverso il turismo, per lo più in mano esclusivamente ai soliti noti che di turismo storico capiscono poco e niente; eventi non supportati da opportune campagne d’informazione; risultati al di sotto di ogni aspettativa. Anche in questo caso lo Stato ha latitato e le celebrazioni sono passate inosservate ai più. Ci siamo detti: è un anniversario non particolarmente sentito e probabilmente si poteva ottenere di più solo con investimenti (non per forza di denaro) cospicui. Peccato perché il turismo poteva fare da volano anche e non solo per migliorare ed accrescere quel poco amor di Patria che non riscontriamo.

Ora che siamo giunti al centenario dell’inizio della Grande Guerra, purtroppo, l’impressione è la stessa, tragicamente la stessa. Ricordiamo ai più che in effetti l’inizio della Prima Guerra Mondiale per noi italiani ebbe inizio il 24 maggio 1915 e non il 28 luglio 1914 come per altri paesi europei, ma resta il fatto che per tutti la Grande Guerra è legata indissolubilmente all’anno 1914. Ebbene noi, a distanza di 100 anni e mentre in tutta Europa fervono le attività e le manifestazioni per ricordare l’inizio di questo tragico evento… noi facciamo ancora una volta poco e nulla sia per ricordare questo episodio che vide protagonisti i nostri nonni o bisnonni, ma soprattutto ad essere molto materialisti, non facciamo nulla per “sfruttare” l’evento a fini turistici ed economici.

Partiamo dai fatti… La Grande Guerra è stata anche per noi italiani un evento epocale, sentito. Consiglio a chi non lo avesse mai visto il film documentario “Gloria - La Grande Guerra”: osservate le scene che ritraggono il passaggio del milite ignoto da Aquileia a Roma, tutti si identificarono in quella bara di quercia; il dolore per la perdita dei propri cari si trasformò in orgoglio e in sentimento patriottico. Ebbene non siamo stati capaci di tenere vivi questi ricordi e questa importante eredità. Non è una questione di tempi, ma una questione di teste, di teste pensanti che non abbiamo.

Gettysburgh, Stati Uniti, luglio 1863: cinquant’anni prima della Grande Guerra; ma provate a vedere negli Stati Uniti quanto è ancora sentita e rilevante la Guerra Civile ed in particolare la battaglia indicata. Da noi è stato più semplice dimenticare ed andare oltre. A cent’anni di distanza assistiamo alla totale assenza dello Stato che non ha messo in piedi un programma atto a supportare il turismo legato ai cinque anni di possibili eventi a tema, assistiamo alla totale assenza di un calendario di manifestazioni e ancora una volta assistiamo ai singoli tentativi generosi ma non sempre coordinati delle regioni del Nord Est di promuovere le proprie iniziative locali.

Quali potrebbero essere le opportunità economiche legate al turismo di fronte a questo anniversario? Quante potrebbero essere le persone, soprattutto in un periodo difficile come quello attuale, che potrebbero trarre giovamento da politiche a sostegno del ricordo della Grande Guerra? Quanti potrebbero essere i turisti stranieri richiamati in Italia da manifestazioni e proposte turistiche ad hoc? Bene, noi a queste domande sappiamo rispondere e nel nostro piccolo ci stiamo provando, nella speranza di ricordare tutti i protagonisti di ieri e di dare qualche opportunità agli italiani di oggi.

Link http://www.sulleormedellastoria.it/IT/press/turismo-grande-guerra.html
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