Il mais e i cereali nell'alimentazione dei cani: intolleranza alimentare o intolleranza ideologica?

Un medico veterinario italiano di grande esperienza, il Dr. Sergio Canello, mette in discussione le basi scientifiche dei prodotti per l'alimentazione canina che seguono la filosofia Grain-Free, ovverosia l'esclusione del mais e delle altre fonti di carboidrati.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - varie) La radicalizzazione e l'integralismo che avvelenano la relazioni sociali, culturali e politiche in questo primo scorcio del millennio “post-ideologico” sembrano aver contagiato persino un mondo in apparenza lontanissimo e pacifico come quello dell'alimentazione canina. Motivo del contendere, che per virulenza ricalca le polemiche in corso tra vegani puri-e-duri e sostenitori di un regime alimentare tradizionalmente aperto alle proteine di origine animale, è la rivoluzione del petfood “Grain-free” o addirittura “No-Carb” (privo di carboidrati).

Nato come chiave di volta di una campagna di comunicazione per un noto produttore canadese di petfood, il “pensiero Grain-Free” deve la sua travolgente presa sull'opinione pubblica nordamericana a un fascinoso sillogismo: tutte le attuali razze canine discendono dalla domesticazione del lupo, animale prettamente carnivoro. Ergo, il cane è un carnivoro a tutti gli effetti e non esiste motivo per cui il corredo genetico ereditato dal progenitore selvatico si sia modificato al punto di permettere all'apparato gastrointestinale di assimilare i nutrienti contenuti nei cereali.

Da ciò discende che mais e altri cereali sarebbero da mettere al bando nei mangimi per cani in quanto si tratterebbe di fonti alimentari non digeribili per il nostro fedele amico a quattro zampe e, addirittura, dannose per la sua salute. Infatti, alla comune integrazione nel petfood di questi ingredienti “contro natura” si imputa l'attuale, effettiva escalation di patologie alimentari nei cani e gatti. Tutto ciò ha portato aziende del settore di tutto il mondo a seguire il boom del Grain-Free proponendo formulazioni basate su una forte componente proteica e pressoché privi di carboidrati.

Ma si tratta di un trend effettivamente “secondo natura”? Il ripudio del mais e degli altri cereali poggia su basi scientifiche e, soprattutto, apporta reali benefici alla salute e al benessere del cane? Il dottor Sergio Canello, medico veterinario, è tra coloro che avanzano dubbi in merito e non temono di esternarli.

Dr. Canello, cosa c'è di sbagliato nel voler tornare alle origini nell'alimentazione del cane? S.C: Il malinteso sta proprio in questo presunto ritorno alle origini. La domesticazione del lupo risale a oltre 10.000 anni fa e in questo lunghissimo lasso di tempo il cane/lupo ha dovuto gradualmente cambiare il suo modello alimentare naturale, cosa che ha permesso al suo DNA di imparare a digerire i cereali. Effettivamente, il cane dimostra di digerire il mais, il riso o il grano estrusi in modo perfetto, ma questa è solo un’evidenza clinica. La dimostrazione scientifica è arrivata solo recentissimamente con la mappatura del genoma di dodici lupi e sessanta cani di razze diverse effettuata all'Università di Uppsala. I ricercatori sono giunti all’identificazione di trentasei regioni del genoma che differenziano i primi dai secondi mentre sono uguali nelle varie razze considerate. Per quanto ci riguarda, la chiave di tutto sta nell'individuazione di cinque copie di geni che codificano per l'amilasi, l’enzima che scinde le molecole di amido, come noto elemento principale del riso e del mais, in glucosio. Mentre i lupi possiedono solo due copie di geni specifici per l’amilasi, i cani ne hanno dieci. Dunque i nostri cani sono geneticamente attrezzati per digerire in modo efficace tutti i carboidrati.

Da chi è stata condotta questa ricerca? Per quali scopi? La ricerca è stata condotta nel 2005 da Kerstin Lindblad-Toh, docente dell’Università di Uppsala, che ha portato avanti uno studio mirato inizialmente a studiare il genoma del cane e la sua addomesticazione. A fronte dei risultati raggiunti, la ricercatrice ha analizzato anche i genomi dei lupi riscontrando i dati indicati in precedenza e pubblicati anche da Nature (N. 11.837) - http://www.nature.com/nature/journal/v495/n7441/full/nature11837.html.

Il petfood Grain-free apporta o no dei benefici alla salute e al benessere del cane? S.C: Una dieta grain o carb free obbliga all'uso di quantità esagerata di proteine (anche il 55% della formula) in animali da centinaia di anni avvezzi ad assumere carboidrati attraverso i cereali e il pane e ormai dotati di un apparato gastrointestinale “addestrato” a digerirli in modo completo. Da segnalare che tutto ciò avviene nonostante la presenza di intestino corto. Tuttavia, va detto che effettivamente gli alimenti privi di cereali spesso migliorano l'incidenza di svariate patologie. La spiegazione di questo miglioramento, però, è comunemente legata a un altro motivo: togliendo i cereali dalle normali formule di petfood presenti in commercio, si eliminano pressoché totalmente gli eccessi di Omega6 di cui tutti cereali sono particolarmente ricchi. Poiché gli Omega6 sono ben conosciuti per la loro capacità di favorire lo sviluppo di processi infiammatori, la loro drastica riduzione si traduce in una contemporanea riduzione dei processi infiammatori da essi provocati.

Allora il mais o il riso possono essere alimenti dannosi per il cane? S.C: Assolutamente no. Se invece di eliminare il mais si procede al riequilibrio del rapporto Omega3/Omega6 – in un rapporto compreso fra 1:1 e 1:4 - attraverso fonti alimentari ricche di Omega3, come il pesce di mare e l'olio di pesce, si ottiene una formula che garantisce un ottimo stato di salute sia sul breve sia sul lungo periodo, ovviamente fatti salvi i rari casi accertati di graduale sensibilizzazione dell'esemplare ai carboidrati. Va precisato, inoltre, che il mais allo stato puro sarebbe indigeribile per i nostri piccoli amici, ma il processo di cottura che avviene durante l’estrusione cambia completamente la sua digeribilità, rendendolo un ottimo alimento, oltretutto realmente ipoallergenico.

Se si escludono i cereali, quali sono le cause più probabili dell'aumento delle patologie di origine alimentare nei cani e nei gatti? Il Grain-free che reale contributo può offrire alla soluzione del problema? S.C: I cereali sono stati demonizzati come causa delle patologie da ipersensibilità, ma la realtà è ben diversa. I cereali hanno un ruolo minimo nell'insorgenza delle patologie alimentari, mentre la parte del leone è svolta dalle carni derivanti dall’allevamento intensivo, a causa della permanenza di residui farmacologici tossici (antibiotici e ormoni). Tutti i cibi fungono da veicolo d’inquinanti variamente tossici, ma la semplice eliminazione delle carni di allevamento intensivo riduce in modo impressionante le patologie di origine alimentare. Molte diete attualmente in commercio basate sul principio delle materie prime incontaminate, sia Grain-free sia con mais o cereali, si dimostrano realmente efficaci nel ridurre l'incidenza delle più comuni patologie del cane legate a intolleranze alimentari.

Come si manifestano tali patologie? Le reazioni si manifestano principalmente attraverso processi infiammatori acuti, cronici o ricorrenti che colpiscono un particolare apparato. La possibilità di raggiungere un corretto bilanciamento, attraverso un’alimentazione adeguata, permette di garantire uno stato di benessere al cane e al gatto.

Sergio Canello è nato a Roma, dove ha vissuto fino al termine degli studi superiori. Trasferitosi a Milano per frequentare l’Università, consegue la Laurea in Medicina Veterinaria e 5 anni dopo ottiene il diploma specialistico in Clinica delle malattie dei piccoli animali. Il Dottor Sergio Canello è noto a livello internazionale per essere stato il primo veterinario a scoprire e dimostrare l’esistenza di intolleranze alimentari nel cane e nel gatto. La sua ricerca in materia, iniziata ormai oltre 30 anni fa, ha saputo evidenziare la comparsa di nuovi quadri patologici in tutti gli animali da compagnia - soprattutto cani – abituati a cibarsi di carni derivanti dall’allevamento intensivo, che spesso risultano contaminate dalla presenza di residui farmacologici. Grazie ai frutti del suo lavoro, oggi quasi tutti gli studi identificano nell’ipersensibilità alimentare, la causa di numerosi disturbi che a lungo andare scatenano una vera e propria sindrome patologica, denominata dallo stesso Canello Sindrome da Residui Alimentari. Per approfondimenti: www.sergiocanello.it

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