I Master Universitari ringraziano la DAD

Dal momento che i diversi colori delle regioni italiane impediscono gli spostamenti, senza contare i viaggi internazionali, senza la DAD i Master Universitari semplicemente non esisterebbero. Intervistiamo al proposito Jacopo Bargellini, consulente di Business e Innovation e docente di Marketing strategico in numerosi Istituti Universitari Italiani ed esteri.
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - servizi)

Jacopo, come vivi la DAD?

Benissimo, semplicemente non potrei lavorare se non ci fosse.

Certo le lezioni in presenza sono tutt’altra cosa, senza contare la dimensione del viaggio, soprattutto quando insegno all’estero, che contribuisce alla generazione di un’esperienza che oggi è completamente sparita.

In che scuole insegni?

Sono Scuole di Business come la RCS Academy , la 24ore Business School di Milano , o il CUOA di Vicenza, in Italia, poi la INSEEC di Lione e la Kedge School di Marsiglia. Oppure sono scuole di Design dove insegno Marketing applicato alla moda e al design, come la Domus Academy di Milano, l’Ecole de Design Nantes Atlantique o l’Ecole de Design de Troyes, in Francia.

Secondo te la formazione erogata, a livello qualitativo, è pari a quella in presenza?

Secondo me sì, ma il docente deve essere molto empatico, proporre slides che catturino l’attenzione, avere un ritmo incalzante, interagire continuamente con gli studenti, coinvolgerli in esercitazioni, dimostrarsi vicino anche se è lontano.

Quello che manca totalmente è invece la parte relazionale, emozionale, l’utilizzo dei tipici strumenti per attirare l’attenzione che sono il muoversi per la classe, gesticolare ( per noi italiani questa è veramente una mancanza) , modulare il tono di voce a seconda della distanza, guardare negli occhi le persone, stimolare direttamente chi vedi che si sta afflosciando sulla sedia, fare dell’ironia su quello che succede in aula, luce, temperatura, orari eccetera.

E poi manca la certezza che lo studente, al di là del fatto di essere collegato, ci sia veramente. Ma qui sta la differenza con la DAD al Liceo, perché qui gli studenti hanno deciso loro di fare un Master e se non lo seguono è un controsenso, al Liceo invece lo studente è un giovane che spesso deve continuamente essere spinto dai genitori ad impegnarsi e può finire purtroppo per perdersi

 

Appunto, i tuoi studenti, come la prendono la DAD?

Da una parte si rendono conto che essendo il Master per la maggior parte di loro fuori sede, se non ci fosse la didattica a distanza semplicemente salterebbero un anno, specialmente quando si tratta di Master in inglese con studenti internazionali da tutto il mondo. D’altra parte manca effettivamente tutta la parte di relazione con gli altri, diretta intendo, che è fondamentale per una corretta crescita emotiva e per riconoscersi in un gruppo. Manca anche quella parte che spesso gli adulti tendono a sminuire ( e si è visto nelle polemiche sulla movida a tutti i costi) cioè quella del divertimento collettivo, tipica del periodo Universitario. In Francia addirittura hanno il coprifuoco alle 18, quindi finite le lezioni in DAD a casa non possono neanche uscire per vedere qualcuno o fare qualcosa. Questo porta ad un disagio crescente, ma non è solo colpa della DAD perché addirittura se questa non ci fosse molti studenti non vedrebbero nessuno neanche online e non potrebbero parlare proprio con nessuno.

Ultimo ma non ultimo, l’obbligo per molti di essere ritornati a vivere con i genitori se non addirittura con i nonni, per questioni logistiche ed economiche. Questo crea una grandissima frustrazione

 

 

Cosa cambierà finito il Covid?

Noi docenti abbiamo acquisito nuove competenze e saremo tutti in grado di erogare comunque corsi in DAD ove necessario.

Gli studenti che abitano in regioni remote del mondo o che non hanno i mezzi per andare a vivere all’estero potranno comunque seguire corsi di formazione avanzati e certificati cosa che prima era quasi impossibile.

Se sarà in grado di fare di necessità virtù il comparto Universitario potrà uscire dalla pandemia migliore di prima.

 

Ufficio Stampa
marco molari
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