Personale dell'artista meranese Ulrich Egger alla Galleria Traghetto di Venezia

In occasione della 12a Biennale Architettura la Galleria Traghetto è lieta di presentare una personale dell'artista meranese Ulrich Egger, nelle cui opere la rappresentazione del mondo si collega strettamente all’aridità dell’ambiente industriale, alla desolata visione di una periferia abbandonata, alla transitorietà di edifici sventrati dalle ruspe, nei quali la presenza umana si confonde con la caducità dell'ambiente.
Venezia, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Degrado fisico e sociale di una città che a volte non si riconosce come propria, ma che brutalmente si impone davanti ai nostri occhi ogni giorno. Ferro e cemento appaiono come lo scheletro della civiltà che avanza, una civiltà fatta di benessere e privilegi, ma anche di miseria e sacrifici. Ed è questa anima mundi che l’occhio indiscreto dell’artista ricerca, individui nascosti al mondo negli squarci degli edifici, celati dai movimenti barocchi di putrelle e tondini di ferro, abbandonati a se stessi nella invisibile intimità degli interni.

La presenza umana nelle opere di Egger anche se fisicamente inquadrata, vive della sua assenza materiale, mentre sono enfatizzati i ricordi, il vissuto, le emozioni che persistono e aleggiano tra gli spazi apparentemente abbandonati. La foto dell’ambiente entra in confronto con gli stessi materiali edili come il ferro e il cemento, che vengono inseriti sulla base fotografica e sovrapposti nella loro molteplicità materica trasformando l’opera in una testimonianza della caducità dell’architettura moderna e post-moderna quando erige un monumento alla propria materia costitutiva dimenticando che essa nasce innanzitutto per ospitare l’uomo.
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