Metodo Zamboni: parla il primario radiologo Attilio Guazzoni

Sull'ancora controverso tema della correlazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), abbiamo intervistato il dottor Attilio Guazzoni, radiologo interventista ospedaliero.
Trieste, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) Sull'ancora controverso tema della correlazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), abbiamo intervistato il dottor Attilio Guazzoni, radiologo interventista ospedaliero.

1) Dottore, nella sue esperienza diagnostica della CCSVI, in quale percentuale di malati di sclerosi multipla lei finora ha trovato la CCSVI?

“Non posso rispondere in quanto ho eseguito tutti gli interventi di PTA a Pazienti a cui era stata diagnosticata la CCSVI con ECD eseguito in altre Sedi, quindi già “filtrati”. Ovviamente , operando solo Pazienti “positivi” alla CCSVI la percentuale di concordanza diagnostica (considerando la flebografia come gold-standard diagnostico) è vicina al 100%, soprattutto con studi ECD eseguiti da alcuni Colleghi, mentre raggiunge il 50% Pazienti studiati con ECD da altri.”

2) A suo avviso si tratta di un esame molto complesso? Richiede un'esperienza specifica?

“Quale esame? L’ECD è sicuramente complesso e va eseguito da mani esperte e certificate. La flebografia con catetere è un esame invasivo e anch’esso va eseguito da chi ha esperienza e conosca molto bene la anatomia e le sue variati.”

3) Per quanto riguarda coloro che si sono poi si sono autonomamente sottoposti all'intervento di angioplastica (PTA) nei controlli post-intervento quale percentuale di successo “tecnico” angiografico ha osservato?

“Se per successo tecnico si intende il ripristino del flusso ematico corretto , è stato ottenuto un successo molto alto nell’immediato, almeno dal punto di vista dell’imaging, vicino al 93%; gli insuccessi sono dovuti, secondo la mia esperienza, alla fibrosi delle valvole che talvolta non cedono alle pressioni applicate ai palloncini usati per dilatare.”

4) Relativamente ai sintomi della sclerosi multipla che cosa ci può dire? Ci sono stati dei miglioramenti dopo l'intervento?

“Qui il discorso si fa lungo. In Pz. con SM RR si è ottenuto un miglioramento di alcuni sintomi (stanchezza, controllo vescicale e sfinterico, cefalea, deficit attentivo, alcune parestesie, senso di freddo agli arti) nel 73% dei casi trattati con successo, ma nella quasi totalità dei casi si è visto il ritorno dei sintomi entro 2 anni (poco follow up). Ciò sembra dovuto al fatto che i lembi valvolari ritornano in posizione occludente. Meglio dopo il secondo trattamento. Nelle SM SP e PP, risultati scarsi e per breve tempo.”

5) Il team del prof. Zamboni in una pubblicazione dell’anno scorso (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23761870 ) ha ipotizzato tra le possibili cause di ostruzione venosa una compressione del muscolo omoioideo. A Catania alcuni suoi colleghi hanno iniziato a fare interventi chirurgici su questo muscolo. Cosa ne pensa in merito?

“Non sono un chirurgo ma un Radiologo Interventista, quindi non ho esperienza.”

6) Pensa in qualche modo di poter pubblicare i suoi dati, magari su qualche
rivista italiana o straniera?

“Si, ma solo per quanto riguarda la tecnica, la fattibilità e la sicurezza dell’intervento, non potendo collaborare con i Neurologi per quanto riguarda il follow up clinico.”

7) Molti neurologi continuano a negare la stessa esistenza della CCSVI
scoperta dal prof. Zamboni e considerano inutile se non pericoloso l'intervento di angioplastica, per cercare di disostruire le vene. Cosa vorrebbe dire a questi colleghi così scettici?

“In mani esperte le percentuali di complicanze immediate sfiora il 0.8%, almeno nella mia esperienza . Non ho mai notato complicanze tardive. Quindi la PTA è un intervento sicuro. Al di là dei problemi logistico-organizzativi perché non tentare. Mi sembra, per altro, che tutte le terapie farmacologiche per la SM, anche le più moderne, abbiano complicanze anche rilevanti e non mi sembra sia mai stato “guarito” un Paziente. Allora continuiamo a “curare” i Pazienti in tutti i modi possibili e sicuri. Certo è necessario porre almeno un “paletto” certo: esiste la CCSVI come patologia, la CCSVI è responsabile di alcuni sintomi, che , almeno in parte, anche se per un tempo limitato, migliorano. Il metodo per “curare” la CCSVI è la PTA, che in mani esperte è procedura sicura.”
Ufficio Stampa
Alessandro Rasman
(Trieste) Italia
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