FINO AL 26 MAGGIO "E LA GENTE VA" DI ENZO ARCHETTI

La mostra di ENZO ARCHETTI "E la gente va" continua fino al 26 maggio (orari: 15-19 tutti i giorni, domeniche comprese) presso Dimensione Casa, Travagliato. E' possibile sfogliare il libro che documenta la mostra: sfoglia "E la gente va"
BRESCIA, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) La mostra di ENZO ARCHETTI "E la gente va" continua fino al 26 maggio (orari: 15-19 tutti i giorni, domeniche comprese) presso Dimensione Casa, Travagliato.
E' possibile sfogliare il libro che documenta la mostra: sfoglia "E la gente va".
“E LA GENTE VA “ è l’ultima serie di lavori dell’artista bresciano Enzo Archetti. Il nuovo ciclo di opere rappresenta un ulteriore capitolo della ricerca sul rapporto uomo-vita che, sin dagli esordi, ha caratterizzato temi e poetica. Il volume “E la gente va”, che documenta la mostra, racconta con 66 opere un viaggio esistenziale che si sviluppa dall’alba al tramonto in un intreccio di situazioni, di atmosfere, di imprevisti
Archetti, nell’introduzione al libro, descrive come si sia sviluppato e concretizzato il suo viaggio: “ Il vento continuava a portare con sé foglie, fiori e con i fiori le sterpaglie, i suoni, i ricordi, i colori, le ombre, gli umori della gente. Tutto era in movimento, vibrava, ogni cosa sembrava volesse entrare in scena per essere dipinta attorno alla gente. E’ la grande scenografia del mondo.
Tutti poi sostenevano di avere una parte importante, molto importante da interpretare: c’erano gli alberi che volevano arricchire i percorsi, il mare che avanzava sempre più azzurro, la collina che si stendeva come un limite, il cielo che ripeteva di dover essere sempre presente ed ovunque, le stesse foglie spinte dal vento si sentivano indispettite perché non riuscivano ad essere protagoniste… e poi intravedevi laggiù ventate di colore, d’oro, di luce che nell’avvicinarsi assumevano forme indistinte ma cariche di sentimenti.
La ruggine, addirittura, si gongolava di gioia perché, non solo poteva fare da sfondo ad una figura leggera vestita di rosa, ma poteva diventare una barriera in primo piano per dare risalto all’oro e al verde che erano dietro di lei.
I più soddisfatti erano senz’altro i brillantini, gli specchi, l’oro zecchino, l’argento fino perché avevano il potere di trasformare il reale in surreale, il grigio in luce.
C’era chi spingeva e chi pretendeva di avere la precedenza come gli aquiloni, le gocce d’acqua, la notte, il flauto di Pan, l’aria, la polvere, le ragnatele e c’era anche chi sostava ormai da molto tempo e non riusciva assolutamente ad emergere, a farsi sentire e rispettare: veniva così allontanato nel silenzio e nell’abbandono dai colori decisi e dalle forme più libere.
Ma sicuramente tutti gli esclusi, prima o poi, si faranno risentire, ribusseranno e dovranno essere accolti e accontentati.
Sono visioni in campo lungo, ma anche volti, sguardi proiettati su percorsi. Sono grandi occhi che riflettono gli azzurri del cielo, sono passaggi, racconti, trasparenze, mete lontane e tanti sogni. Sogni che srotolano i loro fili in grado di ricucire anche gli imprevisti, appunti di viaggio lasciati incompiuti, valigie che non servono più, muri che limitano l’infinito che è sempre più in là. E così la gente continua il proprio viaggio dall’alba al tramonto, su strade, sentieri, nelle case, in riva al mare, nello spazio, in collina, nei pensieri e incontra pagine bianche che pretendono di essere descritte con segni e strati di colore.”
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Enzo Archetti
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